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Chi punta al tornaconto immediato non è capace di guardare oltre. È destinato al qui e ora, al piccolo cabotaggio. Non ha il. coraggio e il gusto di disegnare una rotta, si affida alla navigazione a vista.
“Ogni giorno scegli tu dove guardare”, scriveva il lombardo Marco Gallo, scomparso a soli 17 anni a causa di un incidente in moto, in una mattina piovosa del novembre 2011. Un dramma, com’è ogni morte giovane. Ma dal quale, giorno dopo giorno, è scaturita una straordinaria testimonianza di vitalità. Lo attestano i suoi familiari, le persone che lo conobbero e i suoi scritti intrisi di riferimenti biblici. La sera precedente la sua morte aveva appuntato sulla parete della sua stanza la frase evangelica: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24,6). Marco è divenuto un’icona, per tanti altri, a mettersi in gioco: ogni giorno ti attende la tua opzione, sei chiamato a prendere posizione. Senza scelta, non c’è vita. Una vita che vinca la morte.
La pandemia sembra averci tolto la facoltà di scegliere: abbiamo dovuto sottostare e tuttora sottostiamo a decisioni altrui, seppur finalizzate al bene comune. Quando torneremo, speriamo il prima possibile, alla normalità, facciamoccustodi dello straordinario tesoro della possibilità di decidere, liberamente, dove orientare i nostri occhi.
Questa è la vera fonte di speranza!
E sarà ancora più bello se non si tratterà di uno sguardo solitario, come ci ricorda un altro giovane orgoglioso delle sue scelte, Antonio Megalizzi: “Il tempo è troppo prezioso per passarlo da soli. La vita troppo breve per non donarla a chi ami. Il cielo troppo azzurro per guardarlo senza nessuno a fianco. Nulla muore e tutto dura in eterno”. Nella cenere della pandemia, Marco e Antonio ci regalano oggi un’eredità spirituale che profuma già di Risurrezione.
Occhi. Lettera alla comunità – Mons. Lauro Tisi