Ringraziare? E per cosa poi?

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Talvolta è una frase che si sente, qualche volta un disagio che si intuisce soltanto, nei nostri rapporti con il Signore.
Qualche volta insomma può succedere che ci sentiamo più nei panni dei torteggiati da parte del Padreterno, che nei panni dei beneficiati. E che quindi sia più logico brontolare che ringraziare.
Capita anche alle persone di fede, almeno in certi momenti di smarrimento. Ricordo una brava persona che diceva di fronte a una malattia: “Non capisco perché il Signore mi abbia mandato questo malanno: e sì che gli ho voluto
sempre bene!”.
Così quest’anno può essere più difficile per qualcuno celebrare la festa del ringraziamento. E non vale il pensiero che ci poteva andare peggio… sarebbero considerazioni da vittime, non da figli.
Un grazie che nasce non dall’evidenza, ma convinto, può essere più prezioso e valido. Rafforza la nostra fede, perché ci ripetiamo che c’è qualcuno che ci vuole bene anche se tutte le cose non vanno per il verso giusto (o meglio per il verso che noi riteniamo giusto).
Allora siamo grati al Signore anche se le cose continuano ad essere difficili, senza cedere al virus della rabbia.
Un caro saluto.

don Gianni.