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La pazienza è uno dei frutti dello Spirito Santo, e ne parla S.Paolo nella lettera ai Galati.
Anzi: dovrei dire ‘era’, perché nella nuova traduzione che si legge in chiesa, non si chiama più pazienza, ma magnanimità.
Sarà anche una traduzione più fedele al testo greco, se lo dicono gli esperti… Boh, io preferisco pazienza, almeno si capisce cos’è. Magnanimità un po’ meno.
La pazienza è la virtù più birichina, più mobile, quella che scappa e si nasconde più volentieri. E in questi tempi di tensione, ci troviamo tutti a dover dire: ho perso la pazienza.
Con i genitori anziani, coi figli adolescenti, col coniuge testardo… qualche volta perfino con noi stessi.
Qualche volta la perdo in situazioni gravi, ma più spesso, lo confesso, per stupidaggini autogonfiate che si sgonfiano da sole quasi subito. E lasciano solo l’amarezza di aver offeso probabilmente qualcuno.
Vieni, Spirito Santo, e rendici tutti più pazienti.
Un caro saluto
don Gianni