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Il Vangelo avrà pure tutti i difetti del mondo, a detta di chi non ci crede, ma bisogna riconoscergli una qualità: non si presta alla retorica.
Magari noi preti riusciamo a fare retorica anche sul vangelo, ma non è facile. Perfino agli apostoli Gesù tira le orecchie ogni volta che si “gonfiano” un po’. Basta guardare Pietro col “vade retro satana” o Giovanni, quando pretende di avere il monopolio dei miracoli, o Giacomo, quando vorrebbe far cadere il fuoco dal cielo su chi non la pensa come lui…
Se uno tende allo spiritualismo, il vangelo lo richiama alla carità pratica; se uno si vanta del fare, il vangelo lo richiama a considerarsi un servo inutile…
Guardare al vangelo e cercare di pensare secondo la sua mentalità mi sembra il metodo più sicuro per non lasciarsi abbagliare dai vari trionfalismi che nascono (con una certa frequenza), vivono (poco) e si spengono (presto) fra di noi.
Da quello sportivo “siamo i campioni, quindi siamo i migliori”, a quello social “ho tantissimi followers, quindi sono il migliore” e via dicendo.
E il senso delle proporzioni?
Un caro saluto.
don Gianni.