scarica il bollettino Insieme del 18 marzo
Un tristissimo fatto di cronaca recente: un uomo, reso pazzo
dalla gelosia, spara alla moglie e alle figlie, uccidendo queste ultime e infine si uccide. Penso che tutti abbiamo presente questo fatto di cronaca, e penso che tutti ne siamo rimasti sconvolti.
Mi ha colpito, in modo diverso, ovviamente, anche la notizia, sottolineata da tutti i media, che al funerale delle bambine, all’invito del celebrante a pregare per il padre, si sia levato nella chiesa un brusio di protesta. Mi chiedo perché.
Se c’è qualcuno che ha un bisogno particolare della misericordia di Dio, non è proprio questo padre?
Pregare per qualcuno che ha compiuto un gesto simile, significa forse giustificare in qualche modo il suo gesto?
Forse stiamo diventando così “politicamente corretti” che ci sentiamo a disagio, anche come credenti, a infrangere le barriere imposte dalla disapprovazione sociale?
In un commento giornalistico ho letto che non si può imporre il perdono perché il perdonare è un qualcosa che non si improvvisa. È vero: il perdono nasce e si sviluppa col tempo e deve maturare nell’intimo. Ma il perdono nasce dalla preghiera.
Un caro saluto.
don Gianni.