Uno che ha autorità

Scarica il bollettino Insieme del 28 GENNAIO 2018

Gesù insegnava, ci dice l’evangelista Marco, “come uno che ha autorità, non come i loro scribi.”
La gente è affascinata e conquistata da questa autorità (oggi si dice ‘autorevolezza’ perché la parola ‘autorità’ ha un cattivo odore).
Perché la gente avverte questa autorevolezza di Gesù?
Probabilmente perché lui sa quel che dice: vede i problemi e indica la direzione in cui cercare la soluzione.
E inoltre è uno che crede a quello che dice. E questa è la cosa più importante. Gesù è l’uomo che quello che propone agli altri, prima di farlo fare agli altri, lo fa lui per primo. Non dice ‘prendete la croce e andate’ ma ‘prendete la croce e venite dietro
a me’.
E questo gli merita la stima e l’affetto della gente sincera, e allo stesso tempo l’avversione della gente falsa e opportunista.
Oggi le persone autorevoli non sono molte: a livello mondiale le possiamo contare sulle dita di una mano. Eppure c’è ne sono. Anche accanto a noi.
Si fa un po’ di fatica a individuarle, perché di solito non urlano, non si impongono, e per accorgersi che ci sono e dove sono bisogna essere gente che non ascolta chi grida più forte. Ma
è una fatica che siamo disposti a fare. Ne va della nostra umanità.
Un caro saluto.

don Gianni.

Ho ancora un sogno

Scarica il bollettino Insieme del 21 Gennaio

Sentivo alla radio che lunedì era il giorno dedicato (soprattutto negli Stati Uniti, immagino) alla memoria di
Martin Luther King, questo grande testimone dei tempi moderni, ucciso negli anni ‘60, per la sua lotta non violenta a favore dell’integrazione razziale.
E mi è tornato alla mente quel suo bellissimo discorso, ‘Ho ancora un sogno’ (http://www.geppox.it/html/dream.htm) dove, con la stessa passione e le stesse immagini del profeta Isaia esprime la sua convinzione ed il suo impegno per un
mondo e un’umanità più fraterni.
“Con questa fede noi riusciremo a vincere la disperazione e a portare nuova luce per distruggere il
pessimismo”.
Questa frase conclusiva del suo discorso mi sembra particolarmente adatta ai nostri tempi che sembrano un po’ segnati dal “si salvi chi può” sociale: la nostra società appare per tanti versi come una nave sul punto di affondare e la tentazione a lasciarci cadere le braccia è forte.
Invece speranza, fiducia, impegno sono le parole che, soprattutto per noi credenti, restano valide, oggi più che mai.
Un caro saluto.

don Gianni.

Siamo bella gente

Scarica il bollettino Insieme del 14 gennaio

Siamo bella gente. O almeno dovremmo esserlo.
Fisicamente parlando? Beh, anche, perché no? Ma
soprattutto ‘bella’ gente nel senso di gente che ama il bello,
che dà valore alla bellezza nelle (piccole) cose della vita,
che cerca di vivere anche una spiritualità della bellezza.
Siamo bella gente perché sappiamo coltivare e curare
le cose belle, fatte bene e le apprezziamo non solo e non
tanto perché soddisfano il nostro gusto estetico o la nostra
vanità, ma perché gustiamo l’armonia, perché avvertiamo
in qualche modo che è giusto, che è bello amare il bello.
Da credente direi che siamo bella gente se e quando
riusciamo a percepire la presenza del ‘divino’ nella
bellezza. Non solo nella bellezza, ovviamente, ma ‘anche’
nella bellezza.
Diciamo frequentemente che Dio è buono, giusto,
santo…; stentiamo un po’ a dire che Dio è bello. Eppure ci
parla anche attraverso la bellezza del creato, della vita,
dell’amore.
Ed è bello credere in un Dio bello.
Un caro saluto. don Gianni.

Ed ecco la stella riapparve…

Scarica il bollettino Insieme del 7 gennaio

Tempo ricco di segni questo di Natale. Dai segni “profani” come l’albero, le luminarie, i mercatini (i mercatini??,
ma sì, anche i mercatini!), a quelli religiosi: il presepio e la stella.
“Questo sarà per voi un segno”, dicono gli angeli ai pastori, “troverete un bimbo in una mangiatoia”. E i re magi seguono la stella; è un segno da seguire, ma ancor prima da vedere e da interpretare, il che non è sempre facile.
Anche la nostra vita, se vogliamo, è ricca di segni della presenza di Dio. Talvolta essi sono così deboli e discreti che stentiamo a notarli.
E la nostra vita è ricca anche di persone che ci aiutano a vedere questi segni e a interpretarli nella maniera giusta, e a seguirli anche quando il cammino diventa difficile, e ad
attendere con pazienza e perseveranza quando questi segni
scompaiono per qualche periodo, proprio come la stella per i re magi.
Sì, penso proprio che la grandezza dell’uomo talvolta stia nella pazienza e nella perseveranza di continuare a credere a qualcosa (e a qualcuno) che per un momento non appare del
tutto evidente.
Buona befana, pardon, buona Epifania.

don Gianni.

Impossibile, ma vero!

Scarica il bollettino Insieme del 24 Dicembre

“Nessuno ti chiamerà più ‘Abbandonata’, né la tua terra sarà più detta ‘Devastata’, ma sarai chiamata ‘mia Gioia’ perché il Signore troverà in te la sua delizia.
Impossibile, ma vero! Proprio ai nostri giorni. Per me, per te, per noi tutti.
Queste parole che il Signore ha suggerito secoli fa al profeta Isaia, le ripete anche oggi per noi, per questa umanità di oggi.
Non se le è mica rimangiate il Signore le sue promesse!
Non chiedetemi cosa ci trova di delizioso il Signore in noi; noi stessi spesso facciamo fatica a trovarci appena sopportabili…
Oppure sì. Trova “delizioso” quel desiderio di bene che resiste in noi nonostante tutto; quella capacità di soffrire per gli altri e insieme agli altri; quella fragilità che cerchiamo accuratamente di nascondere, ma che ogni tanto salta fuori.
E allora auguri a tutti, perché tutti ci riconosciamo, almeno a Natale, “gioia del Signore” e anche, ma sì,
diciamolo pure, “gioia vicendevole di noi”.
Buon Natale.

don Gianni.

Un amore che non fa preferenze

Scarica il bollettino Insieme del 17 Dicembre 

Chi di noi non ha mai “accusato” (in senso bonario, intendo) i
propri genitori di preferire quel fratello o quella sorella. Capita
spesso, nelle famiglie normali: ho sentito spesso i figli rimproverare
col sorriso i genitori di nutrire un debole per l’uno o per l’altra; e i
genitori accettano, col sorriso, questo rimprovero, consapevoli di
questa “sfumatura particolare”, che non intacca però la sostanza e la
verità del loro volere bene ai figli.
Il Signore non fa preferenze, dicevano i giovani del nostro
decanato ieri sera nella loro celebrazione della riconciliazione.
Non fa preferenze di merito, anzi, se c’è una preferenza che
usa, è per chi è meno “quotato” davanti a lui, per la classica
pecorella smarrita.
C’è scritto nel vangelo, lo sappiamo. Ma non solo nel vangelo.
È scritto anche nella realtà di tantissime nostre famiglie, imperfette
finché si vuole, lacerate, magari ritenute perfino incapaci di
educare, eppure testimoni, a volte inconsapevoli, che l’amore non
dev’essere meritato.
Che l’amore, soprattutto (ma non solo) dei genitori è, per dirla
con un’espressione che va di moda ai nostri giorni, “a prescindere”.
Proprio come l’amore di Dio.
Un caro saluto.

don Gianni.

Preparati, Sion

Scarica il bollettino “Insieme” del 10 dicembre 2017

“Preparati, Sion con tenera sollecitudine, preparati adaccogliere il più bello, il più amato. Le tue guance brillino dibellezza, ancor più del solito”.È versetto dell’oratorio di Natale di J.S. Bach (sì, ancoralui!). Non credo sia un versetto della Bibbia, anche sel’ispirazione è chiaramente biblica, e invita la città santa a farsipiù bella per accogliere “il più bello, il più amato”.Farsi bella significa anche addobbarsi di luce, e leluminarie che abbelliscono le nostre strade e le nostre case e ilclima di festa che creano, possono far parte anch’esse di quelfarsi più belli per accogliere il più bello, il più amato.Tutto qui? Ce la caviamo con un paio di luci in più?Ovviamente no! Almeno noi credenti non ci accontentiamo diesteriorità (sarà proprio vero?). L’invito va oltre. Siamoinvitati a farci belli in maniera più profonda, a far sì che lenostre guance brillino di una bellezza che risplende in mododiverso.Una bellezza che risplende in occhi che sanno guardarecon fiducia, con speranza e simpatia al prossimo e al mondo.Un caro saluto.
don Gianni

Siamo proprio gli ultimi…

Scarica il bollettino “Insieme” del 3 DICEMBRE 2017

Siamo proprio noi, credenti, i meno entusiasti
nell’attendere il Natale? Si direbbe proprio di sì.
Cominciamo solo con questa domenica l’Avvento, quando
ormai tutto l’ambaradan natalizio è cominciato da un
pezzo!
Mercatini, alberi, presepi, calendari d’avvento (quelli
falsi, a cioccolatini), tutto è già avviato da un bel pezzo, e
noi siamo ultimi. E con davanti un Avvento cortino, solo tre
settimane. Dobbiamo proprio recuperare lo ‘svantaggio’.
Recuperare il senso dell’attesa, e il valore dell’attesa.
Saper attendere, saper aspettare, per contrastare la
tentazione, la pretesa del tutto e subito.
Recuperare il senso del mistero: in questo mondo che
pretende che tutto sia sempre e subito chiaro, e che esige
una risposta ad ogni domanda, noi testimoniamo che si vive
anche di fiducia.
Fiducia in chi ci circonda e soprattutto fiducia nel
Padre dei cieli.
Perché l’Avvento sia una bella attesa del Promesso.
Quel Promesso che non delude.
Buon Avvento.

don Gianni.

Parlando di perdono…

Scarica il bollettino “Insieme” del 26 Novembre 2017

Leggo un’intervista a M. Recalcati, uno psicanalista che, da
psicanalista, parla del perdono:
“Perdono non è una parola che appartiene al lessico
psicoanalitico. Io la eredito dalla tradizione cristiana. È nella
cultura cristiana che il perdono diventa la prova più grande
dell’amore… Nel perdono l’altro è amato non perché ci
restituisce la nostra immagine ideale, ma nonostante abbia
lacerato quell’immagine.”
Lui parla in particolare del perdono all’interno della coppia,
ma penso che possa applicarsi ad ogni situazione.
E trovo qui una conferma di una caratteristica del Vangelo.
Quando una scienza umana riconosce il perdono come qualcosa
di profondamente umano, che risponde cioè alle aspirazioni più
autentiche dell’umanità, vuol proprio dire che il Vangelo non ci
impone “pesi celesti” che soffocano la nostra umanità, ma “pesi”
(cose che restano comunque difficili da vivere e che non sono
automatiche o spontanee), che però ci rendono più “umani”.
Del resto non potrebbe essere diversamente. So che rischio
di ripetermi, ma se è Dio che ci ha fatti, è probabile che sappia
anche come “funzioniamo”.

Un caro saluto.

don Gianni.

Diversità riconciliata

Scarica il bollettino “Insieme”

È papa Francesco, nell’Amoris Laetitia, che usa questa
espressione, parlando del dialogo in famiglia, dove non si
dovrebbe tendere ad un’uniformità di pensiero, ma piuttosto ad
una diversità riconciliata, dove le differenze restano differenze
con tutta la loro difficoltà se vogliamo, ma invece che origine di
contrasto diventano motivo di arricchimento.
A dirlo così è bello e sembra anche facile. In realtà non è
facile (resta però bello); non è facile perché istintivamente
tendiamo ad eliminare le differenze; istintivamente vorremmo
che tutti fossero come siamo noi. Non solo in famiglia, anche
nella società.
E la nostra società spesso gioca su questo istinto umano, fa
leva sulla difficoltà che la differenza provoca, fa leva sulla paura
del diverso.
E invece di puntare ad una diversità riconciliata tende ad
un’esasperazione della differenza, del contrasto. Basta guardare i
salotti televisivi: i litigi fanno “audience”.
Per fortuna noi abbiamo a che fare con il Signore, che non
ha bisogno di “audience”, non ne ha mai avuto bisogno, neanche
nel Vangelo. Anzi.
E lui ci aiuta nelle difficoltà che provengono dalla nostra
diversità. Ci aiuta non ad eliminare, ma a far combaciare le
differenze.