Fa molto bene fare memoria del bene

Scarica il bollettino Insieme del 1 novembre

Prendo a prestito questa frase di papa Francesco, usata in un contesto più ampio, parlando della memoria dei grandi eventi storici, per applicarla nel nostro contesto personale, alla memoria che facciamo in questi giorni dei nostri morti.
Pensiamo a loro, al bene che hanno fatto e che ci hanno fatto. Senza volerli santificare a tutti i costi, senza far finta che non abbiano avuto limiti e difetti, dei quali abbiamo forse anche sofferto, ma illuminando nel nostro ricordo questo bene.
Persone che spesso non hanno avuto una vita facile, persone che hanno lavorato sodo, persone che hanno magari sofferto da parte di altri, ma hanno perdonato o per lo meno hanno cercato di perdonare, che hanno costruito con onestà e con fiducia un mondo migliore, una società più fraterna…
Lo sappiamo bene che non siamo in grado di misurare “l’efficacia” della loro vita con i nostri criteri umani.
La loro dimensione ormai è quella dell’eternità e a questa eternità, che ha il volto di un Padre, li affidiamo con una preghiera, riscaldati dall’abbraccio del Signore.
Un caro saluto.

don Gianni.

Perle di santi

Scarica il bollettino Insieme del 25 ottobre

Lo sapevate che ci sono in giro tanti santi? Ce ne accorgiamo in ritardo, ma ce ne sono. Soprattutto, sembra impossibile, ma vero, giovani.
La settimana scorsa parlavo di Carlo. Oggi c’è Gianluca. Anche lui morto giovane, a vent’anni.
Così lo presenta in un suo libro un sacerdote che l’ha accompagnato nella sua malattia.
“ Gian non è morto disperato, ma affidato. Non se n’è andato sbattendo la porta, ma incamminandosi.
Non ha chiuso l’esistenza imprecando per un buio che non si meritava, ma desiderando un incontro con la Luce del mondo, appena contemplata nella gioia del Natale.
Quella di Gian, umanamente, è una storia di dolore.
Evangelicamente, una storia di grazia e di bellezza. A soli vent’anni ha dimostrato che si può essere abitati da Dio e dagli uomini.
È possibile farsi amare e amare.
(Marco D’Agostino. Gianluca Firetti, santo della porta accanto.)
A me queste parole sembrano poesia. La poesia della bellezza è della grazia. E penso che aiutino tutti a guardare al mondo con più fiducia.
Un caro saluto.

don Gianni.

Allargare gli orizzonti del cuore

Scarica il bollettino Insieme del 18 ottobre

“In un tempo sospeso forse come nessun altro mai, in unmomento storico nel quale a farla da padrona è soprattutto l’incertezza, noi, come discepoli del Vivente, desideriamo condividere la nostra certezza: quella che ci fa credere che il Signore Gesù continua ad essere un fondamento sicuro e continua a farci allargare gli orizzonti del cuore”.
Sono parole scritte da don Cristiano, l’incaricato della nostra diocesi per le missioni, in occasione della giornata missionaria mondiale che si celebra oggi in tutta la chiesa.
Due parole mi hanno colpito: certezza e allargare.
Certezza è che Gesù continua a vivere in mezzo a questa umanità di oggi, e non solo ci vive, ma continua a far sorgere segni di salvezza e di bellezza. Sta a noi saperli scorgere e farne motivo di speranza.
Allargare. Mentre tutto attorno a noi ci spinge a chiudere, stringere, ridurre, sbarrare, il Signore ci invita ad allargare gli orizzonti del cuore. Forse è proprio per questo che il papa ha intitolato la sua ultima enciclica “Fratelli tutti”.
Dacci un cuore, Signore, grande per amare.
Un caro saluto.

don Gianni.

Gentilezza? Sì, grazie!

Scarica il bollettino Insieme del 11 ottobre


Mi ricordo vagamente la scena di una “fiction televisiva” di tempo fa, dove i personaggi riuscivano a pugnalarsi l’un l’altro (metaforicamente, intendo) rivolgendosi frasi piene di cortesia e di gentilezza…
Non è certamente questa la gentilezza che ci raccomanda il papa nella sua ultima enciclica “Fratelli tutti”.
È già singolare che in un documento che tratta di fratellanza universale, fra popoli e nazioni, terreno dove sono coinvolte politica, alta finanza, globalizzazione e altre alte idee importanti, Francesco ci faccia entrare anche la gentilezza…
Forse perché la fratellanza parte proprio da qui: dai semplici comportamenti quotidiani, quelli nostri, non quelli dei “grandi della terra”.
Perciò, dice Francesco, a ognuno di noi “ci impegniamo a dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, e non parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano”.
Difficile? Sì, ma bello.
Un caro saluto.

don Gianni.

Tessitori di fraternità.

Scarica il bollettino Insieme del 4 ottobre

È il tema missionario che caratterizza la proposta della chiesa nel mese di ottobre: tessitori di fraternità.
Abbiamo vissuto, e stiamo in parte ancora vivendo (e rischiamo di rivivere) tempi di isolamento; abbiamo sentito tutti la nostalgia delle nostre relazioni, limitate o addirittura impedite dalle norme anti contagio.
L’invito che ci viene rivolto è quello di tornare a tessere relazioni profonde con chi ci è accanto, ma non solo. Anche con chi incrociamo sul nostro cammino e che non conosciamo, anche con loro cerchiamo di tessere relazioni fraterne senza lasciarci
condizionare (troppo) dalla diffidenza (che qualche volta è giustificata) o dall’indifferenza (che non è mai giustificata).
Una riflessione che ci viene proposta dice che il tessuto della nostra vita è spesso fatto di fili spezzati e riannodati, che indicano momenti difficili che ci sono costati fatica e lacrime.
Eppure sappiamo che è sempre il Signore che tiene in mano il nostro telaio e ci aiuta a tessere con fraternità la pace, per stenderla come tovaglia preziosa affinché i popoli si uniscano nel banchetto della vita.
Un caro saluto

don Gianni.

Ancora accoglienza… uffa!

Scarica il bollettino Insieme del 27 settembre
Oltre il festival dell’economia, si svolge in questi giorni anche la settimana dell’accoglienza, che ci rimanda al tema dei migranti: un tema che sembra essere uscito dalle nostre preoccupazioni.
A parte qualche allarme passeggero, come quello sui clandestini infetti scappati dai centri di raccolta, subito esaurito come bolla di sapone, non mi pare che i migranti siano al momento nell’opinione pubblica l’allarme numero uno.
Quando noi diciamo “migranti”, subito pensiamo agli Africani che sbarcano a Lampedusa e che vengono qui a vendere droga. Ma migranti sono anche i Romeni che vengono
qui a cogliere mele, e migranti sono anche le badanti…
D’accordo, ci sono migranti buoni e migranti meno buoni, ma questo succede anche con i cittadini doc: ci sono quelli onesti e quelli malandrini.
Ho capito: la distinzione che vale è quella fra migranti coi soldi (come il calciatore della cronaca di questi giorni) e quelli senza soldi. Ai primi diamo subito la cittadinanza, agli altri no!
Forse abbiamo bisogno, prima di tutto noi credenti, di chiarirci un po’ le idee sul vocabolo “accoglienza”, cercandolo non solo nel vocabolario, ma anche nel vangelo.
Un caro saluto.

don Gianni.

Tipi da festival

Scarica il bollettino Insieme del 20 settembre
Ho letto che in questi giorni a Moena c’è il festival del “Puzzone” (per chi non lo sapesse, il puzzone è un rinomato formaggio locale), e ho pensato a tutti i festival che si susseguono qua e là…
Ma cos’è un festival? Beh, dovrebbe essere un’occasione in cui viene sottolineato qualcosa (un prodotto, un atteggiamento…) con lo scopo di far conoscere un po’ di più questa realtà e se possibile farla diventare un po’ più presente nella nostra vita: tipo il festival dell’economia per aiutarci a capire e renderci più attenti ai meccanismi economici; o il festival dello sport, per renderci almeno un po’ meno sedentari, eccetera.
Il pericolo potrebbe essere quello di diventare “tipi da festival”, gente che festeggia e poi dimentica, continuando nel nostro comportamento abitudinario senza lasciarci provocare da nessuno stimolo al cambiamento.
Forse succede così anche in campo spirituale, quando andiamo a messa (se ci andiamo): prendiamo la celebrazione e il vangelo come un festival che quando è passato esce dalla nostra coscienza e non ci pensiamo più. Ahi ahi!!
Un caro saluto.

don Gianni.

Il diavolo chiacchierone

Scarica il bollettino Insieme del 13 settembre

Questa è nuova: tra le tante caratteristiche del diavolo, questa ancora mancava. Il diavolo è chiacchierone, anzi è “il grande chiacchierone”. Lo ha detto papa Francesco, nel commentare il vangelo di domenica scorsa, dove ci veniva detto che quando un nostro fratello sbaglia, dovremmo al massimo richiamarlo con discrezione e non andare a raccontare in giro i suoi difetti, “chiacchierargli dietro” come purtroppo succede.
Non è la prima volta che il papa ci richiama a lasciare da parte le chiacchiere… forse insiste perché è un difetto particolarmente presente dalle nostre parti…
Un invito, quello del vangelo, che cozza con l’andazzo generale della nostra società, soprattutto in questo periodo, caratterizzato da campagne elettorali (al plurale, perché non siamo solo noi a prepararci alle elezioni).
Dove, al posto di una presentazione sobria e seria del programma elettorale, si tende troppo spesso a sparlare dell’avversario, sottolineandone i difetti, ricercandoli magari nella sua vita privata, ingrandendoli o addirittura inventandoli…
Si è sempre fatto così, da quando mondo è mondo, si dirà. Probabilmente sì, ma non deve accadere che questo modo di fare non proprio limpido diventi un’abitudine dei nostri rapporti quotidiani.
Un caro saluto.

don Gianni.

Proviamo a riprendere

Scarica il bollettino Insieme del 6 settembre

In questo clima di incertezza che guarda alla ripresa della scuola come al punto focale del nostro futuro prossimo (il corona virus riprenderà alla grande o no???), anche noi comunità cristiana cerchiamo di riprendere, almeno un po’, la “normale amministrazione”, cioè quelle attività che fanno normalmente parte dell’agire di una comunità cristiana, oltre la celebrazione della messa, ovviamente.
Abbiamo ripreso a celebrare i battesimi, perfino un matrimonio, i ministri dell’Eucarestia hanno ripreso la visita ai malati con la comunione, con tutta la prudenza e la discrezione del caso; in questo mese celebreremo le prime comunioni “a rate”, pochi bambini per volta, e si studia come riprendere gli incontri di
catechesi…
Insomma si prova. Si prova a percorrere qualche strada nuova, vista l’impossibilità di riprendere le cose allo stesso modo di prima.
Si riprende con la consapevolezza che probabilmente il Signore vuol suggerirci qualche cosa: succede spesso così nella storia della salvezza.
C’è solo da pregare di essere abbastanza attenti a cogliere i suggerimenti che vengono dalle situazioni. Anche il corona virus può aiutarci ad ascoltare con più attenzione quello che il Signore vuol dire alla sua chiesa.
Un caro saluto

don Gianni.

Gradite sorprese

Scarica il bollettino Insieme del 30 agosto
Sembra, a sentire una ricerca svolta dall’università statale di Milano, e riportata da Vita Trentina, che il coronavirus abbia fatto aumentare il tempo della preghiera e la frequenza alle funzioni religiose, ovviamente in modo virtuale.
Sembra strano, ma se è vero, meglio così. A pensarci bene è vero che alcune immagini di quei mesi hanno colpito profondamente l’opinione pubblica: quel venerdì santo con la via Crucis del papa, composta dalla gente del carcere, o quella sua preghiera davanti al crocifisso “della peste”, nella desolazione di una piazza deserta sotto la pioggia, hanno avuto un impatto molto forte anche su di noi…
Forse è anche per questo che per alcuni cristiani, come dicevo la settimana scorsa, il ritorno alle funzioni “nostrane” dove non è così evidente l’eccezionalità, ma risalta di più il “grigiore” della quotidianità, può essere un po’ più difficile.
Eppure se penso che il nostro Dio è il Dio della quotidianità, che agisce nelle pieghe della storia, e che ha passato trent’anni a piallare travi nella bottega di Giuseppe, a fronte di tre anni di miracoli; se penso a questo, sento che lo Spirito Santo agisce sia nello “scoop” che nel “non c’è niente di nuovo”.
Un caro saluto.

don Gianni.