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“Io sono il buon pastore”, ci dice Gesù. Forse l’immagine non è molto di moda (essere paragonati alle pecore, intendo), ma il concetto sì: fa sempre bene sentirsi rassicurati che c’è qualcuno che pensa a noi, che ci protegge, che ci custodisce.
“Pensa a noi”, non “pensa al posto nostro”; “ci custodisce”, non “ci mette sotto chiave”; “ci protegge”, non “elimina dal nostro cammino tutte le difficoltà”.
Questo è il modello di pastore (ma possiamo anche usare un’altra parola) che ogni genitore, educatore, governante o amministratore, insomma che ognuno che ha qualche responsabilità sugli altri vorrebbe e dovrebbe essere, e che vorremmo avere noi stessi: che non decide al posto degli altri, che non li conserva sotto una cappa di vetro, che sa essere vicino, ma non troppo, nelle difficoltà.
E in più aggiungiamoci anche un po’ di pazienza nel sopportare qualche anarchico, che non vuole nessun pastore perché, dice lui, non ne ha bisogno.
Un caro saluto
don Gianni.