Gradite sorprese

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Sembra, a sentire una ricerca svolta dall’università statale di Milano, e riportata da Vita Trentina, che il coronavirus abbia fatto aumentare il tempo della preghiera e la frequenza alle funzioni religiose, ovviamente in modo virtuale.
Sembra strano, ma se è vero, meglio così. A pensarci bene è vero che alcune immagini di quei mesi hanno colpito profondamente l’opinione pubblica: quel venerdì santo con la via Crucis del papa, composta dalla gente del carcere, o quella sua preghiera davanti al crocifisso “della peste”, nella desolazione di una piazza deserta sotto la pioggia, hanno avuto un impatto molto forte anche su di noi…
Forse è anche per questo che per alcuni cristiani, come dicevo la settimana scorsa, il ritorno alle funzioni “nostrane” dove non è così evidente l’eccezionalità, ma risalta di più il “grigiore” della quotidianità, può essere un po’ più difficile.
Eppure se penso che il nostro Dio è il Dio della quotidianità, che agisce nelle pieghe della storia, e che ha passato trent’anni a piallare travi nella bottega di Giuseppe, a fronte di tre anni di miracoli; se penso a questo, sento che lo Spirito Santo agisce sia nello “scoop” che nel “non c’è niente di nuovo”.
Un caro saluto.

don Gianni.