Giusti e spietati

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Una delle cattive tentazioni che subiamo noi umani è quella di essere, o meglio, di ritenerci giusti e dall’alto della nostra presunta “giustizia” guardare senza pietà agli sbagli degli altri, così da essere, appunto, nel giudizio, spietati.
Deve trattarsi di un difetto che contagia anche gli uomini di chiesa, se papa Francesco insiste spesso sul fatto che, per esempio nella confessione, i preti devono guardarsi dalla durezza che nasce dal disprezzo delle debolezze del prossimo.
Mi piace quindi l’episodio del vangelo di oggi, dove Gesù incarica Pietro di guidare gli altri discepoli, e di farlo ricordandosi della propria debolezza, e lo fa garbatamente chiedendogli se gli vuole bene e ripete la domanda per ben tre volte.
E Pietro incassa il velato rimprovero, rattristandosi al ricordo del suo triplice rinnegamento nella notte della passione.
E risponde con umile, meravigliosa semplicità: “Signore, tu sai tutto, tu lo sai che ti voglio bene.”
Beati noi se arriviamo, almeno un po’, a dire la stessa cosa.
Un caro saluto.

don Gianni.