Scarica il bollettino Insieme del 29 ottobre

Cari parrocchiani,
parlando del prossimo, Gesù estende gli orizzonti dell’Antico Testamento: per lui il prossimo è ogni persona che mi sta accanto, senza distinzioni etniche, religiose, sociali o di genere, mostrando così che fra i due comandamenti dell’amore a Dio e dell’amore al prossimo c’è nel contempo distinzione e unità.
Dio va sempre messo al primo posto, va amato con tutto il cuore, senza però dimenticare che il nostro Dio è un Dio per l’uomo e che l’uno è criterio di verità dell’altro.
Gesù poi propone, per così dire, un terzo amore: dicendo di amare il prossimo come te stesso, dice di amare anche te stesso, di amare la vita che il Signore ti dona, di amare la tua condizione personale e sociale.
Se non ami te stesso, non sei capace di amare nessuno con gioia e gratitudine, ma sai solo fuggire o possedere.

Buona domenica!

don Christian

Scarica il bollettino Insieme del 22 ottobre

Cari parrocchiani,

Gesù, per non cedere al tranello, usa una moneta; essa è uno strumento che, se ben usato, aiuta a mettere ordine nei rapporti economici. Qui mette ordine nelle relazioni: «<Questa immagine è l’iscrizione, di chi sono?»; se quella moneta è dell’imperatore a lui deve tornare, allo stesso modo la nostra vita è di Dio e a lui si deve volgere. La moneta diventa il pretesto per farci ricordare in controluce a chi noi apparteniamo.
Curioso che anche la Genesi parli di immagine; noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, chiamati ad assumerne il volto nella nostra vita. Anche il profeta Isaia ce lo ricorda: <<Per amore di Giacobbe, mio servo, e d’Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo»; in più san Paolo ci ricorda che siamo a immagine sua perché amati e scelti da Dio: «Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui»>.


Buona domenica!
don Christian

Scarica il bollettino Insieme del 14 ottobre

Cari parrocchiani,
nella parabola si racconta di una “festa” data dal re per le nozze del figlio. Poiché anche tu sei importante per il re, egli ti ha pensato, ti ha spedito l’invito, ti attende.
Eppure tutto questo, per alcuni, non sembra avere alcuna importanza. Ci sono altre incombenze, c’è da curare il proprio tornaconto, non c’è tempo da perdere per una festa. Il che vuol dire chiudersi all’amore e se togliamo l’amore dalla vita resta solo la morte.
Partecipare alla “mensa eucaristica” come risposta all’amore di Dio che dona in continuità, invece, significa annunciare e inaugurare un’umanità unificata attorno al suo Signore. Ma, la inauguriamo veramente nella nostra vita quotidiana, personale e collettiva? Ossia, indossiamo o no l’abito nuziale?

Buona domenica!

don Christian

Scarica il bollettino Insieme del 8 ottobre

Cari parrocchiani,
Gesù racconta questa parabola per mettere in guardia i. giudei, suoi l contemporanei, dal loro modo esclusivo di. interpretare la promessa di Dio e la sua predilezione nei loro confronti.
La parabola però parla anche a noi e ci sollecita a pensare a quanto ci allontaniamo da Dio ogni volta che, dimenticandolo, ci appropriamo di un bene suo considerandolo un esclusivo diritto nostro, una nostra proprietà. Così, diventiamo quei vignaioli assassini ogni volta che alziamo un muro di separazione, che distinguiamo uomini degni e non degni di entrare nelle nostre comunità civili ed ecclesiali, che pretendiamo un rispetto assoluto per essere e rimanere quello che siamo.

Buona domenica!

don Christian.

Scarica il bollettino Insieme del 1 ottobre

Cari parrocchiani,
andare nella vigna del Padre significa essere disposti a collaborare con Lui nell’esistenza personale, fatta di professione, di relazioni, di impegni, di preghiera, significa accettare di collaborare con Lui nell’ambiente e nel tempo in cui ci troviamo.
Oggi, forse, noi incarniamo un terzo tipo di figlio: quello. che non ha il coraggio di dire “no”, ma non se la sente nemmeno di dire “sì”, e allora dice: “sì, ma”; “ci andrei, però”. Discute su tutto, su tutti, all’infinito, ma non prende una decisione perché vuole la dilazione delle scelte, pensa di. rimandare a un domani sempre più lontano la conversione definitiva. È malato di verbalismo e dice “ci vuole, bisognerebbe”, ma non dice mai: “Dio mi chiama a fare questo, quello; devo impegnarmi; provo a. prendermi questo compito…”.
Ma grazie al “sì” del figlio Gesù anche noi veniamo resi figli. di Dio: in ogni Eucaristia preghiamo per essere disponibili a fidarci del Padre e a lavorare con gioia e. sollecitudine nella sua. vigna.

Buona domenica! don Christian.

Scarica il bollettino Insieme del 23 settembre

Cari parrocchiani,
il comportamento del padrone che fa dare a tutti lo stesso salario, cominciando quasi provocatoriamente dagli ultimi, ci sembra contrario a ogni giustizia umana. Però, proprio il fatto che questa parabola suscita perplessità, indica che è sempre attuale. Narrandola, Gesù non vuole offrirci un modello di legislazione sindacale, ma intende aiutarci a capire come Dio agisce con noi e come noi dobbiamo comportarci verso gli altri.
Gesù ha voluto ribadire quanto era già stato affermato dal profeta Isaia: i pensieri di Dio non corrispondono ai nostri pensieri e le sue vie non sono le nostre vie.
È veramente una grazia che Dio non segua le regole della giustizia umana, che egli non ci ha voluti e non ci ricompensi secondo i nostri meriti o secondo i nostri peccati: altrimenti saremmo perduti.

Buona domenica!
don Christian.

Scarica il bollettino Insieme del 17 settembre

Cari parrocchiani,
la richiesta di perdono a Dio è credibile se accompagnata dalla concreta pratica del perdono fraterno, un perdono incondizionato, totalmente unilaterale, non preparato da alcuna dichiarazione di
pentimento.
Questo perdono è possibile quando chi è chiamato a perdonare si ricorda del perdono immenso, incommensurabile, ricevuto per primo, lui stesso, da Cristo.
La parabola del servo al quale viene condonato un debito immenso, inestinguibile, afferma che il perdono non può limitarsi a perdonare ciò che è scusabile, ma che esso è tale quando perdona ciò che potrebbe sembrare imperdonabile.
Perdonare l’imperdonabile, non a denti stretti ma «di cuore»: anche questo sta all’interno della vocazione all’amore fraterno!

Buona domenica!
don Christian

Scarica il bollettino Insieme del 3 e 10 settembre

Cari parrocchiani,
Pietro, l’apostolo sulla cui fede Gesù aveva appena detto che fonderà la sua Chiesa, inciampa subito davanti alle parole del Maestro; vuole allontanare il Signore dalla sua via verso la croce.
Se ha saputo riconoscere la verità riguardante la persona di Gesù (domenica scorsa), egli è ancora lontano dal passare dall’egocentrismo (salvare se stessi) al “cristocentrismo” (perdere se stessi).
Se, per salvarci, il Figlio di Dio ha dovuto soffrire e morire crocifisso, non è certamente per un disegno crudele del Padre celeste; la causa è la gravità della “malattia” da cui doveva “guarirci”.
Solo la “passione” di Gesù strapperà Pietro alle sue illusioni e lo renderà finalmente capace di vivere davvero la sua fede.

Buona domenica!
don Christian

Scarica il bollettino Insieme del 20 e 27 agosto

Cari parrocchiani,
è stata necessaria una donna di un’altra religione per “convertire” Gesù, per fargli cambiare mentalità. Forse anch’io ho bisogno di una fede capace di passare sopra a bandiere, colori, confini, religioni e campanili.
Forse la fede che devo ricercare è la fede di chi crede con tutto il suo cuore – come una mamma – che nel cuore di Dio non ci sono figli da una parte e cani dall’altra.
Poi, però, è quel Dio che, con la risposta del Figlio, mi mette ancora in crisi: «Avvenga per te come desideri».
Accidenti, allora… che responsabilità i miei desideri!
Ma forse è proprio quello che desidero, il cuore della fede: riuscire a desiderare quello che desidera Dio… è ciò che ci salverà!

Don Christian

Scarica il bollettino Insieme del 6 e 13 agosto

Cari parrocchiani,
ci sono tempi sospesi, nei quali siamo portati in alto e ci sembra di scorgere l’infinito. I cieli si aprono e possiamo
guardare più in là. Momenti rivelativi: l’amico che ti è accanto è trasfigurato nella luce; il grigiore dell’ordinario è dissolto.
Forse, la beatitudine è proprio questa: poter, anche solo per un momento, vedere l’altro trasfigurato, sentire che è di più di quello che tu conosci. Cogliere che dietro di lui, di lei, c’è una storia, un dialogo intenso.
Forse, ciò che i discepoli hanno visto, raccontando con parole trasfiguranti, non è poi così lontano dell’esperienza di chi ama e guarda l’amato con occhi penetranti. Ed è in questa prospettiva che auguro a voi e alle vostre famiglie una lieta festa della Trasfigurazione!

don Christian