Tanto arrosto e poco fumo

Scarica il bollettino Insieme del 14 febbraio

Ma il proverbio non dice proprio l’opposto?!? Proprio così, il proverbio giusto “tanto fumo e poco arrosto”
fotografa una caratteristica che oggi va molto di moda, e penso che non occorra spiegarlo ulteriormente.
Ma la quaresima ribalta i termini, proponendosi come ricerca di sostanza, l’arrosto appunto, e messa da parte del resto, inutile o superfluo, il fumo.
Quale sostanza? Direi la sostanza della nostra vita, della nostra solidarietà, della nostra spiritualità, del nostro rapporto con Dio e con i fratelli.
Un richiamo che non dovremmo sentire come un’imposizione da ridurre al minimo, ma come una possibilità in più, che qualche volta può anche pesare, come un digiuno, ma che tutto sommato ci aiuta a vivere meglio, con meno pretese e più attenzione a valorizzare quello che già siamo e quello che già abbiamo.
Un po’ di cenere che ci faccia apprezzare di più la vita.
Un caro saluto.

don Gianni.

Solidarizziamoci e… donate!

Scarica il bollettino Insieme del 7 febbraio

È un po’ come l’”armiamoci e partite” di venerabile memoria. Mi piace sentire (mi piace per modo di dire) e leggere qua e là gli appelli di qualche personaggio di buona volontà che propongono ricette infallibili per superare le difficoltà dei tempi presenti.
Ricette che consistono in solidarietà coniugata al “tu, egli, voi, essi”, quasi mai all’ “io, noi”.
Ci si rivolge con grande sdegno ai politici: “rinunciate alle vostre indennità”, o (con sdegno minore) ai campioni dello sport, o ai pensionati d’oro… insomma, è sempre facile trovare qualcuno che dovrebbe rinunciare a parte delle proprie entrate per sostenere lavoratori e imprese in crisi.
Affascinante! Mi ci unisco anch’io a questa folla vociante di fans del “donate, donate, sostenete”. Affascinante e soprattutto facile e comodo.
Peccato che siamo (che cerchiamo di essere) discepoli di quel maestro che ci invita a prendere ogni giorno la nostra croce e andargli dietro. Come dire: “comincia tu a fare la tua parte, senza pretendere dagli altri”. Touché.
Un caro saluto.

don Gianni.

Complimenti!

Scarica il bollettino Insieme del 31 gennaio

Mi sono rivisto in video: da giovane ero un attore discreto (nella filodrammatica di Moena, intendiamoci!).
Adesso faccio piuttosto schifo.. Comunque il resto è eccezionale. Parlo del video preparato dal gruppo della catechesi familiare: fatto con passione e fantasia e ovviamente anche capacità tecnica.
E colgo l’occasione per un pensiero di gratitudine a tutti i catechisti e le catechiste che in questi mesi tengono duro, nonostante tutte le difficoltà; e alle famiglie che si lasciano coinvolgere, anzi si “fanno“ coinvolgere, perché la catechesi non sia solo un dovere di ordinaria amministrazione, ma diventi un’occasione di crescita di comunità e di sensibilità. E questo negli incontri in presenza, o mediante le schede o con WhatsApp o con i gomitoli di lana che saltano da una famiglia all’altra.
Mattone su mattone viene su la grande casa… dice un canto non mi ricordo più di dove.
Un grazie a noi (tutti, chi più, chi meno) che cerchiamo di costruire la casa del Signore.
Un caro saluto.

don Gianni

Ma chi me lo fa fare?!! Io!

Scarica il bollettino Insieme del 24 gennaio

Chissà se qualche volta, di fronte a qualcosa che ci pesa, ci sia mai venuto da chiederci chi ce la faccia fare?
Penso di sì. Che sia qualcosa che succede a tutti: succede ai genitori, tentati qualche volta di considerare il loro impegno, i loro insegnamenti, e il loro esempio inutile, “tanto nessuno ascolta, tanto nessuno se ne accorge…”; succede ai figli, di fronte alle fatiche della scuola, per esempio, per apprendere delle cose “che tanto poi non servono a niente…” e aggiungete voi altri esempi, ne avrete tanti sottomano.
Eppure insistiamo a fare quelle cose e cerchiamo di farle bene perché… perché il bene ci rende più belli. Più belli fuori, forse. Certamente più belli dentro.
Ed essere belli dentro, vuol dire essere più sereni, più amabili, insomma più felici e contenti.
Per questo “io” è la risposta più azzeccata alla domanda “ma chi me lo fa fare”.
Un caro saluto.

don Gianni.

È il momento della semina

Scarica il bollettino Insieme del 17 gennaio

È una frase di papa Francesco nell’intervista rilasciata poco tempo fa dal titolo “Il mondo che vorrei”.
È il momento della semina, dunque. Di seminare cosa? Di seminare vicinanza, di seminare unità, di seminare comunità (il tempo, insiste il papa, di dire “noi” e di lasciare, per un attimo, da parte l’“io”.
Forse per molti non è nemmeno il tempo delle risposte, che non sappiamo dare: è il tempo delle domande, anzi di una domanda soprattutto: “di cosa hai bisogno”?
Tutto sembra andare a rotoli: economia, compagnia, amicizia, serenità… ma se la nostra vita normale è un po’ sconvolta, forse è proprio per poter seminare qualcosa di nuovo, qualcosa di valido, qualcosa di più profondo.
Se la vicinanza fisica non è possibile, insiste il papa, dobbiamo cercare di rendere possibile quell’altra vicinanza, quella che ci fa sentire tutti fratelli e come fratelli ci aiuta a sperare, amare e anche a soffrire insieme.
Un caro saluto.

don Gianni.

Sei nato e continui a nascere

Scarica il bollettino Insieme del 10 gennaio

Abbiamo ricordato la tua nascita, Gesù, avvenuta più di duemila anni fa. Ma non possiamo dimenticare che tu continui a nascere.
Nasci nei cuori tristi, angosciati e stanchi, in chi oppresso e affaticato soccombe.
Nasci nei cuori lacerati dal dolore, contusi dal timore, sfiduciati e senza speranza. Nasci nei cuori amareggiati per la delusione, accasciati dal fallimento. Nasci in chi soffre nel corpo martoriato.
Nasci negli ospedali, Gesù, nei luoghi d’abbandono, negli ospizi, tra quanti sono soli, nei luoghi d’infamia, dove si vende veleno, si colleziona morte.
Nasci nelle carceri e nelle chiese vuote. Nasci tra chi muore di fame.
Nasci ancora, Signore, nel cuore di chi sanguina, di che è in agonia.
Nasci, Gesù, per condividere e sostenere, nasci nel cuore di chi non rinuncia e continua a vivere e nel cuore di quanti, sposati, s’arrendono.
Nasci in noi ancora e sempre, in noi che volgiamo lo sguardo al cielo, per scorgere la stella che ci conduca alla tua grotta, dando luce alla nostra notte. (da internet)
Un caro saluto.

don Gianni

Te Deum laudamus…

Scarica il bollettino Insieme del 3 gennaio

… che è finito questo 2020 sciagurato, dirà qualcuno.
Beh, sì, lo diciamo tutti che questo è stato un anno “particolare” a dir poco. Catastrofico per l’economia, soprattutto per certi settori, e difficile per noi: per ragazzi e piccoli, costretti a un isolamento innaturale, per le famiglie, toccate da malattie e lutti…
Nonostante tutto ciò, noi da credenti, cerchiamo, magari con fatica, ma cerchiamo comunque di vedere anche in quest’anno la mano del Signore che tiene la nostra mano e ci conduce per strada.
Ci aiuta, il Signore, ad affrontare queste difficoltà e superarle con costanza, con fiducia, cercando soprattutto di non lasciare che gli eventi e le situazioni rovinino la parte migliore di noi, non spengano la nostra generosità, non azzerino la nostra fiducia, non ci riducano all’individualismo più gretto e brutale.
Saper vedere la luce che ci ha accompagnato e guidato anche in questi tempi e saper dire grazie è lcura migliore, ce lo ripete anche papa Francesco, il vaccino che ci salva dalla disumanizzazione.
Non sappiamo come riprenderà la nostra vita normale dopo l’emergenza.

Sicuramente porteremo le conseguenze di una crisi economica; probabilmente qualcuno porterà un peso psicologico, soprattutto i ragazzi, con strascichi che non riusciamo ancora a prevedere.
E le nostre comunità cristiane? Sapranno riprendersi dalla lontananza forzata oppure questa epidemia significherà per alcuni la rottura di quel filo sottile che ancora li teneva uniti alla pratica religiosa, alla comunità, … a Dio?
Non lo sappiamo. Non sappiamo tante cose e lo scrutare il futuro e prevederlo è il mestiere di maghi e ciarlatani e glielo lasciamo volentieri.
A noi è sufficiente sapere che potremo sempre camminare col Signore: se anche dobbiamo attraversare la valle oscura, non temiamo alcun male. Il suo bastone e il suo vincastro sono questi il nostro conforto, la certezza che ci fa dire “buon anno”.
Buon Anno a tutti.

don Gianni.

Natale… povero

Scarica il bollettino Insieme del 27 dicembre

Parlando dal di fuori, è un Natale povero quello che stiamo vivendo, povero anche religiosamente, o per meglio dire, liturgicamente: povero nelle celebrazioni, nelle liturgie, nella partecipazione.
Tutte quelle cose cui eravamo abituati e alle quali abbiamo dovuto rinunciare, ci hanno costretti a celebrare un Natale più povero…
Delusi? Forse un po’. Era bello ed allargava il cuore: la festosità dei canti, la coralità della risposta, quel tocco di poesia, la comunità…
Ma, a pensarci su bene forse anche qui è il Signore che ci chiama ad assomigliare di più al bambino Gesù, avvolto in fasce e nient’altro: paglia e mangiatoia.
Sì, sì, va bene tutto… ma siamo proprio fuori fase se continuiamo a sognare oltre al Natale povero anche un’Epifania con i doni dei re Magi?
Continuiamo un buon Natale di serenità.

don Gianni.

Mille auguri? Ne basta uno solo

Scarica il bollettino Insieme del 20 dicembre

Un augurio solo, e penso che siamo tutti d’accordo su quale sia l’augurio che condividiamo tutti: che passi questa pandemia.
Poi il resto verrà, o forse no. Dipende da noi. Dalla nostra buona volontà. E dalla nostra spiritualità, dalla nostra preghiera.
Preghiera che torna a modularsi sulle formule antiche delle litanie di una volta: a peste, fame et bello, libera nos Domine: dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci, Signore.
E se vogliamo aggiungere qualcosa, al bambino nella culla, io chiederei: “e dall’egoismo, liberaci o Signore”. Che Gesù bambino che attendiamo ci aiuti a fare in modo che anche queste difficoltà che stiamo vivendo diventino un motivo di crescita in umanità.
È possibile, anche se non è scontato.
Buon Natale dal profondo del cuore.

don Gianni

Il segno di Elia

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“… E se volete proprio sapere, egli è quell’Elia che deve venire”, dice Gesù parlando di Giovanni Battista, e rifacendosi a una tradizione che parlava del ritorno di Elia, il grande personaggio dell’antico testamento, ad annunciare la presenza del Messia.
Un segno da saper cogliere.
Ci sono anche nella nostra vita delle persone, delle esistenze che costituiscono un “segno” da cogliere.
Talvolta sono persone famose, segno per folle numerose. Talvolta invece sono persone semplici, insignificanti quasi, segno per pochi vicini.
E non è sempre facile decifrarne il messaggio. Se sono famose perché la loro esistenza è avvolta dalla retorica (quanta retorica, stupida a mio parere, abbiamo sentito e letto nei giorni passati…); se sono persone semplici perché rischiamo semplicemente di non considerarle.
Eppure le persone ci parlano e suscitano in noi reazioni diverse: ci spingono forse ad uscire da noi stessi, a compiere quel bene che resta nascosto e non produce ricompense o vantaggi visibili.
Oppure a puntare il nostro sguardo solo sulla superficie, a diventare persone solo più appariscenti e più banali. A noi la scelta.
Un caro saluto.

don Gianni.