Obolo di San Pietro

Scarica il bollettino Insieme del 27 giugno

“Sì, sì, di papa Francesco mi fido, ma siamo poi sicuri che le offerte arrivano proprio a lui? E non finiscono invece in mano (anzi in tasca) a qualche prelato affarista e imbroglione? È già successo altre volte, basta pensare a…”.
E qui, di riferimenti negativi ce ne sono, purtroppo, a bizzeffe, e se qualcuno non li ricordasse, basta prendere un giornale di qualche giorno fa…
È vero, la prudenza (la diffidenza?) non è mai sprecata.
Eppure, se i credenti continuano ad essere solidali e donano alla chiesa, vuol dire che un po’ di fiducia è rimasta.
Evidentemente non basta dire che l’importante è la generosità: quella è fondamentale, ma non va disgiunta dalla ricerca, per quanto è possibile, di “andare sul sicuro” per quanto riguarda la destinazione delle nostre offerte.
La diocesi e le parrocchie cercano di essere più trasparenti possibile, pubblicando bilanci e rendiconti; i gruppi caritas agiscono con oculatezza, evitando di dare aiuti alla cieca, scontentando talvolta qualcuno che li vorrebbe più “tipo bancomat”.
È un discorso, questo, della solidarietà, che trova terreno sensibile anche in questa nostra società che appare, in superficie, solo egoista.
Meno male. C’è dell’oro che non luccica, ma che è prezioso e impreziosisce.
Un caro saluto.

don Gianni.

Prete che va e prete che viene

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E così sta volgendo al termine anche questo periodo passato con voi, comunità cristiane di Ravina e Romagnano. Non è ancora il tempo dei saluti, ma un po’ di rimpianto comincia a esserci… a dirlo ovviamente senza essere patetici.
Tempo di bilanci? Un po’ sì e un po’ no.
Un po’ sì, perché è sempre bene tirare le somme, valutare le cose fatte bene e quelle meno bene, per riparare e migliorare, se è possibile, e al limite chiedere scusa.
Un po’ no, perché anche il bilancio di un prete, come quello di chiunque abbia a che fare con altre persone (e penso in particolare ai genitori), va al di là di quello che è misurabile in termini di successo e fallimento.
Anche perché quest’ultimo anno è stato anomalo anche per la vita parrocchiale e serviranno calma e saggezza per rimettere a posto le cose che possono essere rimesse a posto e organizzare in modo nuovo le altre.
E, al di là di tutte le considerazioni, siamo sereni: cambiano i compagni di cordata, ma l’importante è che a guidarci sia sempre Lui.
Un caro saluto.

don Gianni.

Caro don Cristiano

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il vescovo ti ha mandato qui da noi per dare il dono dello Spirito Santo ai nostri adolescenti. Quest’anno è stato abbastanza speciale: l’emergenza sanitaria ci ha colti un po’ all’improvviso, ma i loro catechisti sono riusciti a trovare nuovi modi per incontrarli e interagire per continuare a conoscere Gesù. E questi ragazzi, in queste celebrazioni della Cresima, sono qui, davanti al Signore, per condividere insieme a noi, comunità di Romagnano e Ravina, non presenti fisicamente, ma spiritualmente sì, il loro desiderio di ricevere il dono dello Spirito Santo.
Noi, adulti, lo sappiamo, e lo sanno bene anche loro, che non sarà sempre facile testimoniare i valori cristiani che dovrebbero animare le nostre scelte di vita, ma la presenza di famiglie e catechisti ha anche il senso di una comunità che accompagna, sostiene e cresce insieme nell’amore che Gesù ci ha insegnato. Siamo fragili, ma confidiamo in lui, come un
bimbo che si sente protetto dall’abbraccio materno.
Affidiamo questi ragazzi alla grazia del Signore e alla forza del suo Spirito Santo. Che possano trovare in Cristo la
via, la verità e la vita.
Un grazie dal cuore.

I cristiani di Ravina e Romagnano.

Studenti dell’ENAIP, chapeau!

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Tanto di cappello agli studenti dell’Enaip. I fatti: c’è stato un episodio di bullismo in quella scuola che è finito sulla stampa, scatenando la disapprovazione che ha bollato indistintamente tutti gli studenti della scuola.
Gli studenti delle 5e hanno risposto con una lettera, rivendicando il loro impegno e dichiarando che non è giusto fare di ogni erba un fascio.
Scrivono tante cose belle, e sagge, e fra tutte ne sottolineo una che mi sembra un impegno che noi adulti dovremmo cogliere ed attuare:
“Chi oggi accoglie la nostra fragilità e il nostro lato oscuro, domani vedrà come noi sapremo accogliere quello degli altri”.
È un compito impegnativo per noi, tentati come siamo di rifiutare nei giovani, a causa di alcuni lati negativi che magari ci urtano, anche tutto il positivo che ci sta dietro.
Vorrei che tutti avessimo quella “sapienza” e quell’“intelletto” che vengono dallo Spirito Santo, e che ci rendono capaci di “leggere dentro” ed apprezzare, dietro la superficie qualche volta ruvida, tutta quella dolcezza e quella saggezza che questi studenti dimostrano di avere.
Un caro saluto.

don Gianni

Quando scappa la pazienza…

Scarica il bollettino Insieme del 29 maggio

La pazienza è uno dei frutti dello Spirito Santo, e ne parla S.Paolo nella lettera ai Galati.
Anzi: dovrei dire ‘era’, perché nella nuova traduzione che si legge in chiesa, non si chiama più pazienza, ma magnanimità.
Sarà anche una traduzione più fedele al testo greco, se lo dicono gli esperti… Boh, io preferisco pazienza, almeno si capisce cos’è. Magnanimità un po’ meno.
La pazienza è la virtù più birichina, più mobile, quella che scappa e si nasconde più volentieri. E in questi tempi di tensione, ci troviamo tutti a dover dire: ho perso la pazienza.
Con i genitori anziani, coi figli adolescenti, col coniuge testardo… qualche volta perfino con noi stessi.
Qualche volta la perdo in situazioni gravi, ma più spesso, lo confesso, per stupidaggini autogonfiate che si sgonfiano da sole quasi subito. E lasciano solo l’amarezza di aver offeso probabilmente qualcuno.
Vieni, Spirito Santo, e rendici tutti più pazienti.
Un caro saluto

don Gianni

Sogni e visioni

Scarica il bollettino Insieme del 23 maggio

Sognatore e visionario: quando si parla di qualcuno in questi termini non è proprio un bel complimento… si tratta di uno che “scorla” a dirla in buon trentino.
Non la pensa così il profeta Gioele, che parlando del dono dello Spirito Santo promesso dal Signore dice “i vostri anziani faranno sogni e i vostri giovani avranno visioni”.
A essere pessimisti sembrerebbe che viviamo in un mondo in cui gli anziani hanno rinunciato ai sogni, appiattiti su una realtà grigia e triste di rassegnazione e i giovani hanno abbandonato le visioni ideali di un mondo nuovo, di una società migliore, per accontentarsi di una prospettiva fatta di “like” e di “followers” (= avere un gran numero di gente che ti
segue sui social).
E invece lo Spirito Santo soffia ancora e ci rende capaci di avere visioni universali e sogni esaltanti. E soprattutto ci rende capaci di iniziare ad attuarli e di perseverare nell’attuarli, e se Lui vuole, anche di attuarli (ma questo non è poi così importante, no?).
E allora: vieni Spirito Santo!
Un caro saluto

don Gianni

Abbiamo riso per una cosa seria

Scarica il bollettino Insieme del 16 maggio

Prendo in prestito l’azzeccato slogan della campagna della vendita di riso che già da qualche anno facciamo anche nelle nostre comunità e che serve a finanziare progetti di sviluppo agricolo nei paesi impoveriti, e che da noi avrà luogo domenica prossima, per pensare che…
… che non solo noi ridiamo troppo spesso sulle cose serie (e non nel senso simpatico del titolo, purtroppo); ma qualche volta piangiamo o per lo meno ci preoccupiamo un po’ troppo per cose che serie non sono.
Ce ne accorgiamo facilmente negli altri, ai quali rimproveriamo delle volte di preoccuparsi per niente. Per quanto ci riguarda, invece, non siamo molto disposti a riconoscere che,
accanto a preoccupazioni fondate (la salute, il lavoro, i figli…) nutriamo anche qualche preoccupazione “aggiunta”.
Preoccupazioni aggiunte, di solito, dalle mode della società, che ci fanno sentire a disagio se non assumiamo un certo comportamento o se non seguiamo un certo modo di ragionare.
Ci fa bene, ogni tanto, guardare anche alle nostre presunte “tragedie” con un sorriso di autoironia che le riduce a semplici contrarietà di vita normale.
Un caro saluto.

don Gianni.

Rosario e polemiche

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Sembra che ultimamente il rosario, la più diffusa preghiera popolare, da fonte di serenità e di pace, si sia trasformata in fonte di polemiche.
Lasciando da parte quelle politiche di tempi recenti, oggi fa discutere e crea un po’ di perplessità in alcuni credenti la proposta di papa Francesco di una specie di “maratona del rosario”, per chiedere al Signore la fine della pandemia.
Il settimanale Vita Trentina scrive che il rosario non è un bancomat. È vero: nessuna forma di preghiera può essere usata come uno strumento per avere un riscontro da Dio, né come “merce di scambio”, anche se per noi è troppo facile cadere in questo trabocchetto.
Preghiera è affidarsi al Signore con la consapevolezza che Egli segue le nostre vicende con amore di padre, e al tempo stesso impegnarci perché ciò che chiediamo, per quanto dipende da noi, (e mentre lo mettiamo davanti al Signore, lo mettiamo anche davanti alla nostra coscienza), cerchiamo di attuarlo col nostro comportamento adeguato.
Con questo spirito noi, a Ravina e Romagnano, recitiamo il rosario nel mese di maggio.
Un caro saluto

don Gianni.

Vergogna e fierezza

Scarica il bollettino Insieme del 2 maggio

Si possono provare allo stesso tempo due sentimenti così contrastanti come vergogna e fierezza? È quello che ci capita in questi giorni.
È il momento della vergogna, dice papa Francesco, riferendosi all’ultima tragedia dei migranti morti in mare.
Ma è anche il tempo della fierezza, perché c’è chi continua a mostrare il volto migliore della comunità umana, come Nadia, la missionaria laica che svolgeva il suo servizio in Perù, dove è stata uccisa.
La realtà ci mostra i volti diversi di questa umanità: da una parte l’indifferenza di chi non sa o non vuole (o forse non può?) ascoltare la richiesta di aiuto di chi sta per affogare, e dall’altra il volto di chi sa dare la propria vita per gli altri, talvolta anche in modo tragico.
E mentre scrivo m’accorgo che è anche fin troppo facile scrivere… anche commuoversi è facile..
Ma per fortuna ora è anche più facile sperare e agire.
Un caro saluto

don Gianni

Il buon pastore

Scarica il bollettino Insieme del 25 aprile

“Io sono il buon pastore”, ci dice Gesù. Forse l’immagine non è molto di moda (essere paragonati alle pecore, intendo), ma il concetto sì: fa sempre bene sentirsi rassicurati che c’è qualcuno che pensa a noi, che ci protegge, che ci custodisce.
“Pensa a noi”, non “pensa al posto nostro”; “ci custodisce”, non “ci mette sotto chiave”; “ci protegge”, non “elimina dal nostro cammino tutte le difficoltà”.
Questo è il modello di pastore (ma possiamo anche usare un’altra parola) che ogni genitore, educatore, governante o amministratore, insomma che ognuno che ha qualche responsabilità sugli altri vorrebbe e dovrebbe essere, e che vorremmo avere noi stessi: che non decide al posto degli altri, che non li conserva sotto una cappa di vetro, che sa essere vicino, ma non troppo, nelle difficoltà.
E in più aggiungiamoci anche un po’ di pazienza nel sopportare qualche anarchico, che non vuole nessun pastore perché, dice lui, non ne ha bisogno.
Un caro saluto

don Gianni.