Siamo tutti sulla stessa barca…
…ma è proprio vero?

Scarica il bollettino Insieme del 12 settembre

“Siamo tutti sulla stessa barca” è un concetto ripetuto spesso da papa Francesco, ma non solo da lui, in questi mesi passati.
Ci siamo resi conto di essere tutti fragili e di poter uscire da questa fragilità solo agendo insieme.
Ma al tempo stesso ci accorgiamo che l’emergenza ha fatto esplodere le disuguaglianze già esistenti a livello mondiale, con il solco sempre più profondo fra paesi ricchi e paesi poveri.
Ma ce ne stiamo accorgendo, e con sgomento, anche a livello locale, nella nostra società, che si sta dividendo con una frattura sempre più profonda proprio sul modo di uscire da questa pandemia.
Forse è bene che le contraddizioni interne esplodano, così almeno ce ne rendiamo conto e ci possiamo “allenare” a convivere nella diversità senza azzannarci a vicenda.
E se vacilla la sicumera di aver sempre ragione, forse non è del tutto una cosa negativa.
Un caro saluto.

don Gianni.

Sembra facile…

Scarica il bollettino Insieme del 5 settembre

“Dobbiamo saper annunciare la speranza, evitando atteggiamenti di lamentela o di rimpianto: è ora di rimboccarsi le maniche e offrire la speranza come antidoto per questo nostro tempo difficile”
Sono parole del nostro vescovo al convegno italiano delle scuole cattoliche.
Sono d’accordo, ma mi accorgo che il mio accordo è facile in teoria, più difficile in pratica.
Forse è perché si invecchia, ma mi pare che il cadere nei trabocchetti del rimpianto dei tempi passati, unito di solito al lamento per la situazione presente, è sempre più facile.
Ed è vero anche che come credenti in Gesù dovremmo saper offrire speranza. Ma non sappiamo come fare: le parole e i discorsi, lo sappiamo tutti, entrano da un orecchio ed escono dall’altro; gli atteggiamenti di circostanza non convincono perché puzzano di artificiale… e allora?
Forse conta di più ripetere a noi stessi di avere fiducia noi per primi, spegnere le lamentele e provare a dirci che il Signore è all’opera anche adesso e ci chiede semplicemente di dargli una mano.
Un caro saluto.

don Gianni.

Il papa è preoccupato

Scarica il bollettino Insieme del 29 agosto

Ho letto che papa Francesco è preoccupato per il calo della frequenza alla messa, tendenza già in atto prima della pandemia, ma che con il covid ha avuto un’impennata “legittimata” dalla prudenza.
Solo che ora, invece di notare un graduale ritorno, almeno parziale, sembra che si sia colta la palla al balzo.
Molti cristiani si sono accorti che si vive e si prospera anche senza andare a messa.
E che inoltre si può essere brave persone, cittadini onesti e rispettosi degli altri, gente altruista e pronta a dare una mano anche senza andare a messa…
E allora, perché il papa si preoccupa?
Forse perché vede venir meno il rapporto personale con Dio?
È vero che Gesù a san Pietro non ha chiesto “Pietro, vai a messa tutte le domeniche?”. Però gli ha chiesto “Pietro, mi vuoi bene?” E Pietro gli ha risposto: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene”.
E noi, possiamo dire altrettanto?
Un caro saluto

don Gianni.

La Madonna non è più di moda…

Scarica il bollettino Insieme del 15 e 22 agosto

Sembra scontato, e non mi riferisco alla cantante (anche quella ormai non più sulla cresta dell’onda, mi pare), ma proprio a Maria Vergine.
Una figura che sembrerebbe non aver più niente da dire a nessuno, al giorno d’oggi. All’infuori delle poche anime pie che pregano il rosario.
Eppure il messaggio che ci ripropongono le sue feste è qualcosa che incide nella nostra società più di quanto appaia e risponde alle attese dell’umanità più di quanto crediamo.
La festa dell’Assunzione di Maria al cielo, per esempio.
Ci assicura che anche la nostra umanità (la nostra dimensione fisica, ma anche quello che la accompagna, sentimenti, affetti, capacità e talenti…) entrerà nell’eternità, cioè non sarà distrutta dalla morte.
Un messaggio, questo, che sembra non dire niente a tanta gente che guarda solo al presente e giudica “vero” solo quello che si riferisce a questo mondo e a questo tempo.
Sembra non dire niente, ma è proprio vero?
Un caro saluto.

don Gianni

I politici battono anche il papa…

Scarica il bollettino Insieme del 8 agosto

Succede anche questo a Ravina e a Romagnano, dove, almeno fra i cattolici praticanti, i consiglieri della regione sembrano godere di un particolare favore.
I fatti sono noti: dopo l’ultimo aumento di indennità votato dal consiglio regionale, avevo proposto, con una provocazione che giudicavo intelligente (prima auto-sopravvalutazione), di dedicare ai nostri consiglieri regionali il ricavato della raccolta domenicale in chiesa, che immaginavo sarebbe stata molto scarsa… che so, un sacchetto di monetine…
E invece, sorpresa sorpresa, il ricavato è stato più del doppio delle domeniche normali. Addirittura più della raccolta per la carità del papa (all’interno riporto le collette a confronto).
I casi sono due: o i politici sono particolarmente amati, in barba al lamentato distacco della gente dalla politica;
oppure…oppure…
E qui mi avvilisco e piango amaramente, perché significa che quando scrivo non vengo letto o non vengo capito, e questo è un duro colpo alle mie ambizioni di avere aperta davanti a me una luminosa carriera come scrittore di successo (seconda auto-sopravvalutazione).
Comunque l’obolo è stato versato (in bacheca la ricevuta). Servirà a qualcosa?
“Spes ultima dea.”
Un caro saluto.

don Gianni.

E gli altri tacciono

Scarica il bollettino Insieme del 1 agosto

“Bahija piange e invoca giustizia. In solitudine. I giustiziere difendono gli assassini. E gli altri tacciono”.
È la chiusura di un commento di Vincenzo Passerini, sull’Adige di sabato scorso, che si riferisce alla vicenda dell’immigrato ucciso dieci giorni fa a Voghera.
Passerini, che è attivo nell’accoglienza degli immigrati e nella denuncia di tutto quello che sa di rifiuto, prende posizione netta.
A qualcuno può non piacere il suo attacco a una determinata parte politica. Ma pone degli interrogativi che tutti noi dobbiamo porci, non solo come cristiani, ma ancor prima come cittadini.
È vero che c’è stato un clima di minimizzazione del fatto, quasi a dire: “beh, in fondo è morto uno che se l’è cercata: un balordo, un rompiscatole, uno che provocava…”
Penso che sia pericoloso e che puzzi, moralmente parlando, quando ci trinceriamo dietro i difetti degli altri, per giustificare le nostre mancanze o ridurre le nostre responsabilità.
Ed è ancor più pericoloso e puzzolente, quando l’opinione pubblica è sempre più disposta a lasciare correre o addirittura a giustificare reazioni esagerate.
Che non capiti mai che chi ha bisogno di una mano che lo sostenga e lo indirizzi, trovi, invece, una mano armata contro di lui.
Un caro saluto

don Gianni.

Non capisco tanta indignazione…

Scarica il bollettino Insieme del 25 luglio

Alludo alle critiche apparse sui giornali in questi giorni e dirette ai consiglieri della nostra regione che si sono aumentati (legalmente, si capisce) lo stipendio. Sembra in un zac e tac.
A me è sorto quasi uno scrupolo: vuoi vedere che ci siamo dimenticati di povertà nascoste… a forza di parlare tanto di famiglie in difficoltà economiche, di gente che vorrebbe lavorare e non può, di imprenditori in crisi per le restrizioni sanitarie ecc… forse ci è sfuggita la categoria bisognosa dei consiglieri.
Che fare? Propongo una colletta in chiesa.
Sì, mi sembra proprio l’idea migliore: domenica prossima, 1 agosto, le offerte in chiesa le raccogliamo per
loro.
P.S. Se qualcuno sospetta che la proposta sia interessata, del tipo faccio il sensibile, così poi avrò un trattamento di favore quando chiederò un contributo per il tetto della chiesa, o per rifare l’intonaco al campanile, metto una mano sul cuore: lungi da me un tal vil pensiero.
Un caro saluto.

don Gianni.

Quando cola la retorica…

Scarica il bollettino Insieme del 18 luglio

Il Vangelo avrà pure tutti i difetti del mondo, a detta di chi non ci crede, ma bisogna riconoscergli una qualità: non si presta alla retorica.
Magari noi preti riusciamo a fare retorica anche sul vangelo, ma non è facile. Perfino agli apostoli Gesù tira le orecchie ogni volta che si “gonfiano” un po’. Basta guardare Pietro col “vade retro satana” o Giovanni, quando pretende di avere il monopolio dei miracoli, o Giacomo, quando vorrebbe far cadere il fuoco dal cielo su chi non la pensa come lui…
Se uno tende allo spiritualismo, il vangelo lo richiama alla carità pratica; se uno si vanta del fare, il vangelo lo richiama a considerarsi un servo inutile…
Guardare al vangelo e cercare di pensare secondo la sua mentalità mi sembra il metodo più sicuro per non lasciarsi abbagliare dai vari trionfalismi che nascono (con una certa frequenza), vivono (poco) e si spengono (presto) fra di noi.
Da quello sportivo “siamo i campioni, quindi siamo i migliori”, a quello social “ho tantissimi followers, quindi sono il migliore” e via dicendo.
E il senso delle proporzioni?
Un caro saluto.

don Gianni.

Eccellere: è un nuovo obbligo?

Scarica il bollettino Insieme del 11 luglio

Leggo le notizie riportate dalla stampa in questi giorni, leggo i commenti ai fatti salienti e mi colpisce un verbo ricorrente: eccellere.
Mi pare di avvertire, ma forse mi sbaglio, un bisogno immotivato di primeggiare, di essere riconosciuti i primi, i migliori.
Mi sembra diverso dall’impegno a fare bene il proprio lavoro. Mi sembra diverso anche dal bisogno di essere apprezzati.
Voglio dire: è giusto desiderare di sentirsi dire: “sei bravo, stai facendo un buon lavoro”. Diverso è il desiderio di sentirsi dire “sei più bravo degli altri, stai facendo meglio di loro…”
Questo bisogno di competizione lo capisco (più o meno) nello sport; ma trasformare tutta la vita in competizione è frustrante e pericoloso. Soprattutto quando per eccellere non si guarda tanto per il sottile ai mezzi. Sarà per questo che tendiamo ad essere nevrotici?
Forse ha ragione il salmista, quando dice: “mi corico tranquillo e subito mi addormento: tu solo, Signore, mi metti in pace”.
Un caro saluto.

don Gianni.

Ricucire

Scarica il bollettino Insieme del 4 luglio

“È venuta meno l’acqua buona della fiducia, abbiamo respirato l’aria pesante della reciproca diffidenza. Ora è tempo di ricucire.”
Sono un paio di frasi della lettera del vescovo, che ci propone una riflessione su questo tempo di post (speriamo)-pandemia. È tempo di ricucire, dice, segno che evidentemente c’è qualche strappo nella nostra società, nella nostra chiesa.
Ricucire: questo verbo è sparito dal nostro vocabolario pratico. I vestiti, oggi, non si ricuciono più… anzi, si strappano, se la moda lo richiede.
Forse abbiamo un po’ perso la capacità di ricucire anche gli strappi umani, facendo con le relazioni che si sfilacciano, quello che facciamo con i vestiti rotti: li buttiamo via. E invece siamo invitati a ricucire; la cucitura probabilmente non sarà perfetta, sulla pelle gratterà un poco, ma non possiamo pretendere di non avere mai a che fare con la ruvidezza.
Le toppe sugli strappi delle nostre relazioni ci ricordano che non possiamo, e non dobbiamo, vestire sempre e solo “firmato”.
E che anche la gente semplice, ruvida, ferita, è buona gente.
Un caro saluto.

don Gianni.