A porte chiuse

scarica il bollettino Insieme del 28 aprile

“Venne Gesù, a porte chiuse”, ci dice l’evangelista Giovanni. E lo ripete ben due volte, nel brano che racconta l’incredulità di Tommaso.
E mi trovo in difficoltà. Perché ho sempre pensato e predicato che Gesù non forza le porte chiuse: se uno lo rifiuta, se non ne vuole sapere, se chiude le porte della sua vita, il Signore aspetta fuori. Lui si propone, non si impone; è il Dio del “se vuoi”
più che del “tu devi!”.
E allora cosa fa qui, il prepotente?
Forse la risposta sta nel motivo per cui le porte, nel vangelo, sono chiuse: “per timore dei Giudei”. Il Signore “forza”, per così dire, le porte chiuse dalla paura, ma non quelle sbarrate dal rifiuto.
Perché la paura può essere vinta dalla consapevolezza della presenza del Signore; il rifiuto invece non può essere vinto, deve essere “convinto”.
Se la nostra indisponibilità al prossimo, se il nostro chiuderci in noi stessi, se le nostre porte chiuse lo sono a causa della paura, poco male, sembra dire Giovanni, c’è speranza.
Se invece c’è il rifiuto… beh, allora… c’è speranza lo stesso.
Un caro saluto.

don Gianni.

Questa è la notte

scarica il bollettino Insieme del 21 aprile

Questa è la notte veramente gloriosa che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore!
Così canta la liturgia della veglia pasquale. E io aggiungerei “che ricongiunge l’uomo al suo creatore e a se stesso!”. Perché penso che tante volte noi, l’umanità, il mondo intero, siamo scissi in due, separati, in guerra
ciascuno con se stesso.
Il Signore Gesù ci dà la possibilità e ci stimola a ricostituire l’unità prima di tutto con noi stessi, a ritrovare la pace e l’armonia interiore.
Ed è questa pace interiore che poi si riflette all’esterno, che “profuma” di buono la nostra vita, che illumina e rischiara tutto quello che è tenebre attorno a noi.
Che la fiamma del cero pasquale ravvivi, o riaccenda se è il caso, il fuoco in noi, il fuoco dell’umanità: possa renderci più uomini per poter essere così più vicini a Dio.
Buona Pasqua

don Gianni.

Non sono ancora…

scarica il bollettino Insieme del 14 aprile

Non sono ancora quello che dovrei essere, non sono ancora quello che vorrei essere, ma almeno non sono più quello che ero.
È una frase che ho trovato in rete, presentata come la frase tolta dal diario di un’adolescente. Autentica o no, mi pare esprima bene la “tensione” del credente che cerca di vivere la sua fede.

Non sono quello che dovrei essere (ancora): beh, ognuno di noi riconosce che dovrebbe essere più paziente, o più disponibile, sincero, e via dicendo e cerca di diventarlo giorno dopo giorno.
Non sono (ancora) quello che vorrei essere: vale soprattutto per i giovani, ma anche noi adulti abbiamo dei sogni nel cassetto da realizzare, e se non li abbiamo è brutto segno.
E non sono quello che ero: s’intende che sono migliorato, almeno un po’ (non è sempre vero, purtroppo!). Vuol dire che sto camminando, che cerco di superare le mie chiusure, di addolcire i miei spigoli, di ammorbidire le mie rigidità, con costanza, speranza e pazienza, proteso verso la meta, come dice S. Paolo.
Può essere la sintesi del nostro cammino quaresimale che si sta concludendo con la Pasqua di Gesù, alla quale agganciamo anche la nostra (piccola o grande non importa) pasqua personale.
Buona settimana santa.

don Gianni.

Mettiamo che…

scarica il bollettino Insieme del 7 aprile

… che voi siete dei migranti partiti dalla Libia sul solito barcone; mettiamo che avete fatto naufragio e vi ha raccolto una nave mercantile;
mettiamo che questa nave mercantile, obbedendo agli ordini dettati dagli accordi internazionali, vi sta riportando in Libia.
Mettiamo che voi siete dei papà e che nel vostro gruppo ci sono anche le vostre mogli e i vostri bambini; e che siete terrorizzati dall’idea di ritornare in Libia, non tanto per voi, quanto per le vostre mogli e soprattutto per i vostri bambini…
Mettiamo che siete disposti anche a finire il resto dei vostri giorni in prigione pur di evitare questa amara (si fa per dire) sorte ai vostri cari.
Scommetto che prendereste il comandante della nave e lo convincereste, con le buone o con le cattive, ad evitare la Libia e a dirigere la nave verso Malta.
Lo fareste, vero?
Vuol dire che siete dei pirati? Che siete dei fannulloni che cercano la pacchia? Che siete dei buonisti?
No, vuol dire semplicemente che siete dei papà!
Un caro saluto.

don Gianni.

Caro Spirito Santo

scarica il bollettino Insieme del 31 marzo

Caro Spirito Santo,
abbiamo sentito che oggi avrai un bel da fare: dovrai prenderti in carico un bel po’ di ragazzi in giro per il Trentino…
Noi siamo le comunità di Ravina e di Romagnano, e ci sono anche i nostri ragazzi a far la Cresima, oggi. Te li affidiamo con fiducia.
I catechisti e le famiglie che li hanno accompagnati in questi anni, li hanno aiutati ad avere fiducia in Dio, a volergli bene, a Lui e alla chiesa, e hanno cercato di trasmettere loro la convinzione che il rapporto con Dio è qualcosa che arricchisce la vita, che aiuta ad affrontarla nel modo più giusto.
Sappiamo tutti quali siano le difficoltà che la gente del nostro tempo, e i giovani in particolare, incontrano nel vivere la fede, ma abbiamo fiducia che la tua Grazia li aiuterà a trovare la loro strada, ad ascoltare la loro coscienza, a resistere alle seduzioni dell’egoismo e alla spinta a rinchiudersi in se stessi, in modo che possano anche loro, con il loro entusiasmo e la ricerca del bene, costruire un mondo migliore.
C’è tanto del buono in loro. Coltivalo e aiutaci a coltivarlo.
Con affetto.
I tuoi Ravinoti e Romagnani.

Chi crede sul serio

scarica il bollettino Insieme del 24 marzo

Qualche volta magari capita anche a voi di chiedervi se esiste ancora qualcuno che crede sul serio, che prende sul serio la sua fede: non dico qualcuno che non abbia mai nessun dubbio, ma che sostanzialmente cerca e riesce a vivere la sua vita orientato al vangelo.
A me capita di chiedermelo: prima di tutto guardando alle mie incoerenze, ma poi anche reso perplesso da tanti (troppi) esempi non proprio brillanti di cui abbiamo notizia.
Direi allora che per reagire allo sconcerto che ci può prendere, alla tentazione di concludere che tanto non vale la pena, dobbiamo scrutare un po’ sotto la superficie, per vedere e
apprezzare la fede semplice e robusta di tanta gente che agisce bene, giorno dopo giorno, proprio accanto a noi.
Mi viene in mente quello che diceva un vecchio saggio ebreo, che probabilmente viveva a Venezia: che i giusti sono come le palafitte, i pali confitti sott’acqua che sostengono palazzi veneziani. Anche i giusti sostengono l’umanità, senza, di solito, apparire troppo.
Un caro saluto.

don Gianni.

San Giuseppe e la festa del papà

scarica il bollettino Insieme del 17 marzo

Se fare i genitori oggi è più difficile di ieri, questo vale soprattutto per il papà: ci sono un mucchio di analisi sociologiche che parlano di crisi della figura paterna, di società senza padri, di “no all’autorità e sì all’autorevolezza”, e via dicendo, che uno, se volesse seguire tutto quello che si dice sul buon papà, non
saprebbe più dove battere la testa.
San Giuseppe, per fortuna, non parla: nel vangelo parla poco anche la Madonna, ma Giuseppe niente del tutto.
Riveste semplicemente il suo ruolo di rappresentante di Dio Padre.
Penso che questo possa valere anche per ogni papà cristiano: essere consapevole, fiero e felice di incarnare nei confronti dei propri figli la paternità di Dio: protezione, sicurezza, autorevolezza… E pazienza, tanta pazienza. Come il padre della
parabola dei due figli, che scruta ogni giorno l’orizzonte, spiando il ritorno del figlio minore che è partito.
Con fantasia e sapienza, senza ricette preconfezionate che possono aiutare sì, ma non risolvono mai (neanche le 5 regole d’oro per essere un buon papà che trovate in internet), ognuno
deve sviluppare la ricetta del caso.
Un caro augurio allora a tutti i papà. don Gianni.

Fa bene fare il bene

scarica il bollettino Insieme del 10 marzo

Fa bene a chi? A me, a te, a tutti e a tutto, a tutta la creazione. È l’idea che sottolinea papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima. Non se l’è mica inventata lui; l’ha presa da S. Paolo che in una sua lettera, quella ai Romani, dice che tutta la creazione attende con impazienza che si manifestino i figli di Dio.
Vuol dire in pratica che tutte le cose di questo mondo hanno fretta che noi, credenti, ci manifestiamo per quello che siamo, cioè che il nostro agire sia più profondamente e più completamente possibile un agire secondo la legge del bene.
È un po’ come se quando sono indeciso tra fare una cosa giusta che mi pesa e farne un’altra ingiusta che invece mi conviene di più, non solo la mia coscienza mi richiamasse a scegliere la cosa giusta, ma addirittura le piante del mio giardino e l’acqua della fontana facessero il tifo per esortarmi a fare la cosa buona.
Semplifico troppo? Un po’ di sicuro, ma non mi pare di essere completamente fuori dal seminato, se è vero che “che tutta la creazione geme, aspettando anch’essa di essere redenta”, cioè liberata dal male.
È un augurio a vivere una buona Quaresima “cosmologica”
don Gianni.

Pagliuzze, travi e macine da mulino

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Ci sono tutti gli elementi per far riflettere noi preti: nei vangeli e nelle cronache di questa settimana. Parlo dello scandalo degli abusi sessuali.
Quante volte ci siamo fermati a considerare e tuonare contro le pagliuzze negli occhi degli altri, a cominciare dai fedeli non troppo fedeli, e ci siamo dimenticati di fare
attenzione alle travi nei nostri occhi: (solo) adesso ce ne accorgiamo, ora che qualcuno gira le travi nelle ferite,
facendoci male.
C’è forse una lezione dietro queste vicende, una lezione che il Signore vuole che impariamo. Forse una lezione di umiltà? Forse una lezione di più silenzio? Se lo scrollone è così violento, probabilmente significa che facevamo troppo i sordi. Ora le parole non servono: anche le vittime ci rinfacciano di coprirci dietro le parole. Allora forse è il momento solo di tacere e di sperare che il Signore Gesù non si stufi di noi (e la macina da mulino da legarsi al collo resti solo un rimprovero!)
Un saluto, un po’ amaro.

don Gianni

Genitori preoccupati

scarica il bollettino Insieme del 24 febbraio

Tutti i genitori sono preoccupati, chi più chi meno, per l’avvenire dei loro figli. Le domande che si fanno, beh, le sappiamo tutti o le possiamo immaginare: troverà lavoro? troverà la sua strada? sarà felice?
Ma alcuni genitori sono più preoccupati degli altri: mi riferisco a quelli che hanno un figlio adottivo straniero.
C’è un sentimento di rifiuto in giro, che se prima era nascosto o represso, adesso sembra aver rotto gli argini della riprovazione sociale e si manifesta addirittura con un certo orgoglio…
Sicché, oltre le difficoltà di tutti, oltre alle difficoltà che derivano magari da vissuti traumatici dei figli, questi
genitori devono chiedersi anche: “ In che mondo, in che società dovrà vivere mio figlio?
La domanda però vale per tutti: vogliamo costruire una società di scritte minacciose sui muri di casa?
E la risposta la costruiamo tutti.
Un caro saluto

don Gianni