Un figlio felice non vi sarebbe piaciuto?

Scarica il bollettino Insieme del 2 giugno

Pare sia stata questa la domanda che S. Filippo Neri abbia rivolto a un padre che si lamentava della fragilità di suo figlio: “Volevo un figlio che fosse forte e fiero come lo sono stato io e come lo è stato mio padre prima di me… e invece…”.
E davanti allo sconcerto di quel papà di fronte alla sua domanda, il santo abbia proseguito dicendo: “Felice di amare e di essere amato nel modo in cui Dio lo chiamava a fare”.
Nella sua semplicità la sottolineatura di ‘Pippo buono’ fa centro. Di fronte a tante nostre elucubrazioni e ambizioni varie, l’importante nella vita, anzi l’essenziale, non sono tante
cose (ma questo in teoria lo sappiamo tutti e lo diciamo tutti… ma solo in teoria, però), quanto la capacità di
rispondere alla chiamata all’amore che ci viene dal Signore.
La festa del Corpus Domini ci richiama proprio a questo.
A ‘perdere’ la nostra vita per il Signore e per il suo vangelo, come Lui l’ha persa per noi, e così ‘salvarla’ cioè, come si direbbe oggi, ‘realizzarla’ nel migliore dei modi.
Un caro saluto.

don Gianni.

Il bene è bene

Scarica il bollettino Insieme del 7 giugno


L’ha detto il nostro vescovo nell’omelia di domenica scorsa, festa di Pentecoste. Rivolgendosi alla chiesa trentina, con un’esortazione accorata che sa anche un po’ di rimprovero.
Don Lauro ha raccomandato a noi credenti di non essere gelosi del bene, quasi fosse nostro monopolio, di non cullarci nell’illusione di essere i soli a compiere gesti di carità, di non aver paura del bene che abita al di fuori dei nostri confini.
Come i primi discepoli che se ne stavano rinchiusi per paura dei Giudei, anche la nostra chiesa oggi fa i conti con la paura, davanti al diminuire del numero dei fedeli, e il crescere delle persone indifferenti o addirittura ostili.
Anche su questa chiesa timorosa scende la ricchezza dello Spirito Santo, che ci chiama alla fiducia, ad affrontare le difficoltà che ci stanno davanti senza perderci d’animo e
soprattutto senza lasciarci tentare da conflittualità e risentimenti.
Torna spesso il nostro vescovo su questo tasto della conflittualità all’interno delle nostre comunità: lo sente evidentemente come un tasto dolente della nostra vita cristiana.
Esagera? Forse no!
Un caro saluto.

don Gianni.

Globalizzazione: unico mercato o unica famiglia?

Scarica il bollettino Insieme del 31 maggio

Globalizzazione è un termine molto usato al giorno d’oggi, in campo sociale e soprattutto in campo economico.
Sembra che globalizzazione significhi soprattutto il fatto che i più “svegli” (o i più furbetti, i più spregiudicati, se volete) possono fare guadagni in tutto il mondo. Questo vale naturalmente per i più ricchi, che si vedono diventare, quasi automaticamente, sempre più ricchi, anche in tempi difficili, anzi, soprattutto in tempi difficili… coronavirus docet.
Noi, che crediamo in Gesù, cerchiamo di far crescere un altro tipo di globalizzazione: quella che ci viene suggerita dalla festa di Pentecoste, quella cioè che cerca di vedere nell’umanità non un unico mercato, ma un’unica famiglia, dove il verbo più importante non è ‘guadagnare’ ma ‘condividere’, dove il criterio di successo di un’esistenza non è l’ostentazione, ma la relazione.
Una globalizzazione promossa dallo Spirito Santo che supera le barriere e le differenze fra i popoli, fra le culture, fra gli individui.
Noi lo preghiamo perché doni a noi e a tutti gli uomini la capacità e il gusto di parlare un unico linguaggio.
Un caro saluto.

don Gianni.

Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo.

Scarica il bollettino Insieme del 24 maggio
Noi ci crediamo, magari a fatica certe volte, che il Signore Gesù sia con noi tutti i giorni, anche in questi nostri giorni, nonostante tutto.
E cerchiamo di vivere con coerenza questa nostra convinzione: con il sobrio ottimismo di chi affronta o per lo meno si sforza di affrontare i problemi con realismo, sapendo che la soluzione esiste, per quanto ingarbugliata e talvolta difficile da
trovare.
Con la pacatezza di chi non si meraviglia e non si scandalizza delle debolezze proprie o degli altri, e torna costantemente a ridare fiducia a se stesso e al prossimo.
Con la serenità di chi crede che il bene genera bene, anche se non viene visto, pubblicizzato e applaudito, anzi tanto più quanto meno è visto, pubblicizzato e applaudito.
Con la fede in Gesù risorto e con la paziente impazienza di chi attende il suo ritorno.
E senza stupirci se rischiamo di essere, da credenti, fra i pochi che riescono a custodire ed alimentare la speranza in un mondo che sembra perdere ogni speranza.
Un caro saluto.

don Gianni.

E se stessimo diventando tutti più cattivi?

Scarica il bollettino Insieme del 17 maggio

Ogni tanto, lo confesso, mi assale un attacco di pessimismo! Oltre al pessimismo purtroppo innegabile riguardo alla situazione economica che tinge a fosche tinte il futuro di tanti lavoratori, mi prende anche un altro pessimismo, sul resto delle cose.
Molti dicono che questa pandemia avrà anche degli aspetti positivi sulla nostra vita sociale, ridurrà la nostra superbia, le nostre manie di efficienza, ci renderà più sensibili ai veri valori della vita…
Io ci spero, ma a volte mi assale il timore che non sia vero niente, che invece stiamo diventando più egoisti, più meschini, che la situazione risvegli il peggio che c’è in noi e lo faccia venire a galla in manifestazioni talvolta ridicole, talvolta preoccupanti; e che la parte migliore del nostro animo finisca sotto i tacchi… E rischio di perdere fiducia e speranza.
Ma poi sento Gesù che dice: “non temete, non vi lascerò orfani”.
E penso “meno male”. E tiro un respiro di sollievo.
Un caro saluto.

don Gianni.

Di figlio in padre

Scarica il bollettino Insieme del 10 maggio

La fede, si diceva “sti ani”, si trasmette di padre in figlio. E questo è avvenuto per generazioni. Oggi sembra talvolta che avvenga l’esatto contrario: sembra siano l’ateismo, o per lo meno l’indifferenza religiosa, che si trasmettono dai figli ai genitori. Certi atteggiamenti e certe convinzioni, diciamo così, superficiali, della mentalità corrente premono e talvolta si impongono, attraverso i figli, nelle famiglie, complice un certo disorientamento dei genitori, una loro malcomprensione, forse, del loro ruolo educativo.
Si parla così di una società, la nostra, “senza padri”. Poveri genitori!! Anche questa ci voleva: un’altra accusa sul
groppone; si vedono colpevolizzati di tutti i mali e le disfunzioni della nostra società.
Resta invece la realtà delle famiglie, che sono una delle poche cose a “tenere”, nonostante difficoltà e “povertà” in questa società così strana. Papa Francesco dice che i genitori meritano tutti il premio Nobel… e in questi tempi di coronavirus appare ancora più evidente.
Una pacca sulle spalle e una carezza a mamme e papà, e buon coraggio.
Un caro saluto.

don Gianni.

Si può pregare anche in casa…

Scarica il bollettino Insieme del 3 maggio

È questa la frase che si sente ripetere spesso, nelle polemiche di questi giorni (siamo diventati tutti più litigiosi??) sulla riapertura delle chiese. Vero, si può adorare Dio
dappertutto, lo dice chiaramente anche Gesù.
Eppure… Eppure c’è bisogno di chiese aperte e c’è bisogno soprattutto di comunità.
Perché lo sappiamo tutti, anche se qualche volta ce ne dimentichiamo, che la nostra è una fede comunitaria, in cui la dimensione del rapporto personale con Dio è fondamentale, ma non riempie tutto. È fondamentale, perché se manca il rapporto personale con Dio, se manca l’affetto (diciamolo pure) con Gesù, la chiesa si riduce a gruppo, a ONG, come ama ripetere papa Francesco.
Ma questo non è tutto, perché nessuno è completamente solo nel suo rapporto con il Signore, e quanto ci sia bisogno di comunità, di partecipazione, di vicinanza, moltissimi l’hanno provato e sofferto sulla loro pelle in questi mesi.
Così aspettiamo, senza incattivirci e con profondo anelito, di ritrovarci insieme.
Un caro saluto.

don Gianni.

Criteri per fidarsi

Scarica il bollettino Insieme del 26 aprile

Imperversano gli esperti. E fra tutti questi esperti, più o meno improvvisati, che sembrano affermare tutto e il contrario di tutto, noi siamo sempre più disorientati e non sappiamo più a chi credere e soprattutto se credere a qualcuno.
Alla fine, più o meno convinti, ci fidiamo di chi ha il compito di prendersi cura di noi e della nostra società, pensando “speriamo…” Proprio come i discepoli di Emmaus del vangelo, che ammettono la loro delusione: “noi speravamo, ma…”
Eppure proprio loro ci danno una profonda, splendida indicazione, un criterio sicuro per poterci fidare: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore?” Sì, ci possiamo fidare di quello che ci “riscalda il cuore”. Quello che ci scalda il cuore, lo sappiamo, non è per forza quello che ci conviene economicamente, o quello che solletica la nostra vanità, o che ci piace al momento o che ci è comodo, o che… Quello che ci riscalda il cuore è… quello che ci riscalda il cuore. Ognuno di noi capisce da solo la verità di questo criterio.
Che il Signore risorto allora continui a scaldarci il cuore.
Un saluto … caloroso.

don Gianni.

Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».

Scarica il bollettino Insieme del 19 aprile

Insieme ai parroci della zona di Trento, abbiamo pensato di scrivere insieme una lettera alle nostre comunità. Ecco cosa ci è sembrato importante comunicare alle nostre comunità Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».
Carissimi e carissime,
come parroci della zona di Trento desideriamo farci vicino a voi in questi giorni così strani che stiamo vivendo. Siamo nel tempo gioioso di Pasqua, ma facciamo fatica a viverlo
da soli ed a sentirne tutta la forza e novità. Forse mai come ora stiamo conoscendo la nostra fragilità: la vita
quotidiana di tutti noi e delle nostre famiglie, dai più piccoli agli anziani, è fortemente provata. Anche la nostra vita di comunità soffre, per l’impossibilità di radunarci in chiesa o nelle sale dell’oratorio. Pur potendoci
nutrire della Parola di Dio, per molti è una grande sofferenza non poter ricevere l’Eucaristia. La nostra fede ha una dimensione fraterna e popolare e, quando ci manca, sentiamo un forte disagio. Non dobbiamo però avere vergogna delle lacrime degli occhi o del cuore.

Ci sono poi tante situazioni di sofferenza attorno a noi: gli
ammalati e gli anziani, che si sentono soli; e i loro famigliari,
che non possono essere loro vicini. I senza tetto e i poveri, che
vivono questa situazione come noi ma per loro è ancora più
difficile. Desta grande preoccupazione anche il futuro
lavorativo ed economico; alcune famiglie non vedono un futuro
roseo.
Anche noi sacerdoti sperimentiamo incertezza, ansia e timore
del futuro. Ci pesa, soprattutto, l’assenza forzata di quelle
relazioni che riempivano le nostre giornate.
La nostalgia che proviamo è indicatrice di un legame più
profondo che ci unisce, il nostro essere preti senza la gente è più
limitato. Soffriamo per non poter celebrare e pregare insieme a
voi, in particolare nel momento del commiato.
Ma abbiamo fiducia che, salve le debite precauzioni, si possa
celebrare insieme al più presto, non solo in modo virtuale, la
liturgia.
Ci rendiamo conto che la mancanza dell’incontro tra noi e dei
sacramenti può rendere più difficile scoprire le tracce di Dio, ma
non lasciamoci avvilire per quello che non possiamo celebrare e
vivere assieme. Cogliamo questo tempo come occasione per
fermarci e riflettere Hu paura del contagio. Ma la fede che ci è
donata, poca o tanta che sia, forte o fragile come un lucignolo
fumigante, ci aiuta.
Gesù è vicino, è con noi, ci guarda e ci dice: “Stai con me!

Seguimi!”. Dobbiamo imparare a concentrarci sulla presenza di
Cristo con noi, qui ed ora. Lo ringraziamo, perché ha abitato in
modo nuovo noi stessi, le nostre famiglie, tanta gente che ha detto
“si” al donarsi.
Una domanda ci accompagna in questi giorni: ma quando “uscirà
il sole”e finalmente potremo uscire dalle nostre case saremo
persone diverse? Forse, persone migliori?
La chiesa, in questo
periodo, è molto più grande
del solito. Arriva fino alle
vostre case. Non è più
limitata ai luoghi usuali di
celebrazione e di incontro,
ma è chiesa-domestica:
abbiamo scoperto che ogni
casa, ogni famiglia è il
luogo adatto per vivere la
fede e testimoniare il
Vangelo. Proviamo gioia nel
veder riemergere i valori del
Vangelo seminati a suo
tempo e vissuti
concretamente da tante persone. È per noi una sorpresa piacevole
vedere come molte famiglie pregano insieme ed inventano forme
nuove per una buona convivenza.
E questo è di grande consolazione anche per noi sacerdoti, che
possiamo contare sulla vostra preghiera e sulla vostra preziosa
testimonianza.
Questa esperienza sia anche un’occasione per riscoprire il ruolo
sacerdotale del battesimo di ciascuno.
Un altro aspetto positivo che emerge è l’attenzione verso gli altri:
la premura della gente non è del tutto assopita. È bello sentire chi
telefona per mettersi a disposizione di chi non può muoversi o fa
fatica o ha semplicemente paura.

A partire da questi segni di speranza, rafforziamo la nostra fede:
Cristo, nostra speranza è risorto! Lui ci precede e ci accompagna
anche in questo nostro “oggi” così particolare, dove i segni di
morte si intersecano con i segni di resurrezione che portano Vita.
Con Lui possiamo superare la paura e l’ansia. Con Lui ritroveremo
gioia, forza, coraggio per affrontare questa crisi mondiale senza
precedenti.
Come parroci della zona di Trento crediamo questo e vogliamo
essere “vicini” a voi tutti. Ci adopereremo, concretamente, come
parrocchie anche a sollevarvi dalle difficoltà economiche che
potrebbero presentarsi: ci troverete al vostro fianco.
Invitiamo tutti ad avere una più intensa attenzione alle persone più
in difficoltà: a quelle che abitano con noi e conosciamo, ai nostri
vicini, alle persone lontane ed anche ai senza tetto ed ai poveri.
Dio, Padre di misericordia, rinnovi in voi la fede nel Risorto.
Gesù risorto doni a voi la Pace e la forza dell’Amore per portare
insieme il peso della fatica.
Lo Spirito del Risorto vi doni entusiasmo, creatività e forza di
amore.

Un grande abbraccio virtuale
i vostri parroci.