È il momento della semina

Scarica il bollettino Insieme del 17 gennaio

È una frase di papa Francesco nell’intervista rilasciata poco tempo fa dal titolo “Il mondo che vorrei”.
È il momento della semina, dunque. Di seminare cosa? Di seminare vicinanza, di seminare unità, di seminare comunità (il tempo, insiste il papa, di dire “noi” e di lasciare, per un attimo, da parte l’“io”.
Forse per molti non è nemmeno il tempo delle risposte, che non sappiamo dare: è il tempo delle domande, anzi di una domanda soprattutto: “di cosa hai bisogno”?
Tutto sembra andare a rotoli: economia, compagnia, amicizia, serenità… ma se la nostra vita normale è un po’ sconvolta, forse è proprio per poter seminare qualcosa di nuovo, qualcosa di valido, qualcosa di più profondo.
Se la vicinanza fisica non è possibile, insiste il papa, dobbiamo cercare di rendere possibile quell’altra vicinanza, quella che ci fa sentire tutti fratelli e come fratelli ci aiuta a sperare, amare e anche a soffrire insieme.
Un caro saluto.

don Gianni.

Sei nato e continui a nascere

Scarica il bollettino Insieme del 10 gennaio

Abbiamo ricordato la tua nascita, Gesù, avvenuta più di duemila anni fa. Ma non possiamo dimenticare che tu continui a nascere.
Nasci nei cuori tristi, angosciati e stanchi, in chi oppresso e affaticato soccombe.
Nasci nei cuori lacerati dal dolore, contusi dal timore, sfiduciati e senza speranza. Nasci nei cuori amareggiati per la delusione, accasciati dal fallimento. Nasci in chi soffre nel corpo martoriato.
Nasci negli ospedali, Gesù, nei luoghi d’abbandono, negli ospizi, tra quanti sono soli, nei luoghi d’infamia, dove si vende veleno, si colleziona morte.
Nasci nelle carceri e nelle chiese vuote. Nasci tra chi muore di fame.
Nasci ancora, Signore, nel cuore di chi sanguina, di che è in agonia.
Nasci, Gesù, per condividere e sostenere, nasci nel cuore di chi non rinuncia e continua a vivere e nel cuore di quanti, sposati, s’arrendono.
Nasci in noi ancora e sempre, in noi che volgiamo lo sguardo al cielo, per scorgere la stella che ci conduca alla tua grotta, dando luce alla nostra notte. (da internet)
Un caro saluto.

don Gianni

Te Deum laudamus…

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… che è finito questo 2020 sciagurato, dirà qualcuno.
Beh, sì, lo diciamo tutti che questo è stato un anno “particolare” a dir poco. Catastrofico per l’economia, soprattutto per certi settori, e difficile per noi: per ragazzi e piccoli, costretti a un isolamento innaturale, per le famiglie, toccate da malattie e lutti…
Nonostante tutto ciò, noi da credenti, cerchiamo, magari con fatica, ma cerchiamo comunque di vedere anche in quest’anno la mano del Signore che tiene la nostra mano e ci conduce per strada.
Ci aiuta, il Signore, ad affrontare queste difficoltà e superarle con costanza, con fiducia, cercando soprattutto di non lasciare che gli eventi e le situazioni rovinino la parte migliore di noi, non spengano la nostra generosità, non azzerino la nostra fiducia, non ci riducano all’individualismo più gretto e brutale.
Saper vedere la luce che ci ha accompagnato e guidato anche in questi tempi e saper dire grazie è lcura migliore, ce lo ripete anche papa Francesco, il vaccino che ci salva dalla disumanizzazione.
Non sappiamo come riprenderà la nostra vita normale dopo l’emergenza.

Sicuramente porteremo le conseguenze di una crisi economica; probabilmente qualcuno porterà un peso psicologico, soprattutto i ragazzi, con strascichi che non riusciamo ancora a prevedere.
E le nostre comunità cristiane? Sapranno riprendersi dalla lontananza forzata oppure questa epidemia significherà per alcuni la rottura di quel filo sottile che ancora li teneva uniti alla pratica religiosa, alla comunità, … a Dio?
Non lo sappiamo. Non sappiamo tante cose e lo scrutare il futuro e prevederlo è il mestiere di maghi e ciarlatani e glielo lasciamo volentieri.
A noi è sufficiente sapere che potremo sempre camminare col Signore: se anche dobbiamo attraversare la valle oscura, non temiamo alcun male. Il suo bastone e il suo vincastro sono questi il nostro conforto, la certezza che ci fa dire “buon anno”.
Buon Anno a tutti.

don Gianni.

Natale… povero

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Parlando dal di fuori, è un Natale povero quello che stiamo vivendo, povero anche religiosamente, o per meglio dire, liturgicamente: povero nelle celebrazioni, nelle liturgie, nella partecipazione.
Tutte quelle cose cui eravamo abituati e alle quali abbiamo dovuto rinunciare, ci hanno costretti a celebrare un Natale più povero…
Delusi? Forse un po’. Era bello ed allargava il cuore: la festosità dei canti, la coralità della risposta, quel tocco di poesia, la comunità…
Ma, a pensarci su bene forse anche qui è il Signore che ci chiama ad assomigliare di più al bambino Gesù, avvolto in fasce e nient’altro: paglia e mangiatoia.
Sì, sì, va bene tutto… ma siamo proprio fuori fase se continuiamo a sognare oltre al Natale povero anche un’Epifania con i doni dei re Magi?
Continuiamo un buon Natale di serenità.

don Gianni.

Mille auguri? Ne basta uno solo

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Un augurio solo, e penso che siamo tutti d’accordo su quale sia l’augurio che condividiamo tutti: che passi questa pandemia.
Poi il resto verrà, o forse no. Dipende da noi. Dalla nostra buona volontà. E dalla nostra spiritualità, dalla nostra preghiera.
Preghiera che torna a modularsi sulle formule antiche delle litanie di una volta: a peste, fame et bello, libera nos Domine: dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci, Signore.
E se vogliamo aggiungere qualcosa, al bambino nella culla, io chiederei: “e dall’egoismo, liberaci o Signore”. Che Gesù bambino che attendiamo ci aiuti a fare in modo che anche queste difficoltà che stiamo vivendo diventino un motivo di crescita in umanità.
È possibile, anche se non è scontato.
Buon Natale dal profondo del cuore.

don Gianni

Il segno di Elia

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“… E se volete proprio sapere, egli è quell’Elia che deve venire”, dice Gesù parlando di Giovanni Battista, e rifacendosi a una tradizione che parlava del ritorno di Elia, il grande personaggio dell’antico testamento, ad annunciare la presenza del Messia.
Un segno da saper cogliere.
Ci sono anche nella nostra vita delle persone, delle esistenze che costituiscono un “segno” da cogliere.
Talvolta sono persone famose, segno per folle numerose. Talvolta invece sono persone semplici, insignificanti quasi, segno per pochi vicini.
E non è sempre facile decifrarne il messaggio. Se sono famose perché la loro esistenza è avvolta dalla retorica (quanta retorica, stupida a mio parere, abbiamo sentito e letto nei giorni passati…); se sono persone semplici perché rischiamo semplicemente di non considerarle.
Eppure le persone ci parlano e suscitano in noi reazioni diverse: ci spingono forse ad uscire da noi stessi, a compiere quel bene che resta nascosto e non produce ricompense o vantaggi visibili.
Oppure a puntare il nostro sguardo solo sulla superficie, a diventare persone solo più appariscenti e più banali. A noi la scelta.
Un caro saluto.

don Gianni.

Avvento controvvento

Scarica il bollettino Insieme del 6 dicembre

Questa proposta, nata qualche anno fa un po’ incontrotendenza (controvvento appunto) rispetto all’esagerato consumismo pre natalizio, forse quest’anno ha perso la sua carica provocatoria: le corse frenetiche agli acquisti delle varie domeniche d’oro, d’argento e via dicendo si sono drasticamente ridotte.
Anzi, il commercio soffre effettivamente di questa riduzione dei consumi.
Però la solidarietà non passa di moda. Al contrario, essa fa parte di quel vaccino spirituale che ci protegge dall’attacco dai virus dell’individualismo, del ripiegamento su sè stessi, dell’egoismo.
Quindi, accanto all’appello lanciato dal vescovo Lauro la settimana scorsa, diretto soprattutto a coinvolgere i giovani (che stanno rispondendo benone…), rinnoviamo l’invito a deporre nella culla posta in chiesa, viveri e prodotti per l’igiene personale: la culla viene così “riscaldata” dalla carità cristiana per accogliere il bambino Gesù.
Affinché l’epidemia fisica non si trasformi in epidemia degli animi.
Un caro saluto.

don Gianni.

A tutti i giovani e alle comunità cristiane

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La pandemia, oltre all’emergenza sanitaria e ai limiti imposti alla normale vita relazionale, sta provocando conseguenze sempre più pesanti sul versante economico. Vi sono famiglie e persone che faticano a trovare risposta alle normali esigenze quotidiane e, in molti casi, si vedono scivolare nel baratro della povertà.
Ne ho avuto conferma evidente negli incontri recenti avuti sul territorio, dove mi sono recato per l’ultimo saluto ai tanti preti vittime del Covid, Ho raccolto un grido d’allarme diffuso, anche se spesso nascosto.
Accanto a molte lodevoli realtà del privato-sociale, anche la comunità diocesana si è data molto da fare in questi mesi, dalle città al territorio, per venire incontro alle emergenze; è stato anche aperto nei mesi scorsi un fondo solidale della Diocesi che prosegue la sua attività. Ora, però, ci viene chiesto di alzare l’asticella solidale. E per farlo sento che abbiamo urgente bisogno dell’apporto e della creatività dei giovani.
Mi rivolgo quindi direttamente a voi, giovani, pensando anzitutto a quanti frequentano gli incontri di spiritualità di “Passi di Vangelo”, ma parlando in realtà a ogni giovane che abbia voglia di mettersi in gioco, credente o non credente, Vi chiedo ora di compiere “Passi di prossimità”, come abbiamo voluto intitolare questo appello e le iniziative che ne deriveranno. Non sono io a proporvelo. E’ quest’ora della storia – e per chi crede, il
Vangelo stesso – che reclama spazio alle vostre agende e vi chiede di dedicare del tempo a chi fa più fatica.
Abbiamo individuato alcuni servizi diocesani e anche realtà esterne alla Diocesi in cui potreste offrire il vostro contributo solidale. Si tratta di opportunità articolate anche in base alla sensibilità personale: dall’aiuto a vari ambiti di attività della Caritas al supporto alle reti caritative locali; dalla presenza (anche a distanza) accanto ad ammalati, anziani o persone sole, al servizio presso strutture di accoglienza e di solidarietà.
Cari giovani, i vostri “Passi di prossimità” non si misureranno sulla loro lunghezza. Non servono eroismi. Può bastare anche una disponibilità limitata, ma ogni minuto destinato alla gratuità sarà un tesoro prezioso.
Da lunedì 30 novembre 2020 sarà attivo il numero telefonico 348 7421762 (operativo tutti i giorni dalle ore 10 alle 20) e la mail prossimita@diocesitn.it Da ogni angolo del Trentino, se avete dal 18 ai 35 anni, potrete chiamare o scrivere. Troverete a rispondervi persone competenti, che potranno accogliere la vostra disponibilità e indirizzarvi ai referenti e alle realtà coinvolte sui territori. Vi accorderete con loro sulle modalità del vostro servizio.
Ai parroci e alle comunità cristiane chiedo con passione di creare tutte le condizioni per dare casa alla disponibilità dei giovani. Ogni loro apertura, ogni “sì” in risposta a questo appello vorrei trovasse riscontro, pena mortificare il loro entusiasmo e perdere l’occasione per farli sentire parte attiva di una famiglia fraterna. Per quanto attiene ai referenti locali, in fase di avvio abbiamo individuato soprattutto preti, ma sarà loro compito estendere il coinvolgimento ad altri volontari, facendo di “Passi di prossimità” un autentico cammino comunitario.
All’approssimarsi di questo impensabile Natale segnato dalla pandemia, credo che la Chiesa e la comunità trentina abbiano davanti grandi opportunità per dare un colpo d’ala e tracciare sentieri di novità. Per aprire – lo spero – nel prossimo futuro, strade pastorali oltre il già visto e al di là dei nostri recinti ecclesiali, lasciando che a guidare il nostro cammino sia lo Spirito Santo.
+ arcivescovo Lauro
Trento, 26 novembre 2020

Son forse sfuggite le cose di mano anche al Signore
Dio?

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È il dubbio che può assalire più di un credente, e più di una volta, soprattutto in questa domenica dove ci viene rilanciato il messaggio che Gesù è il re del tempo e dell’universo e che le cose ce le ha tutte saldamente in mano lui, come sempre, anche se a qualcuno non sembra.
E allora? E allora cerchiamo di stare sereni e con i piedi per terra, nonostante qualche mio confratello prete veda in giro un po’ troppi “diavoli goffi con bizzarre streghe” in
combutta con i potenti della finanza mondiale (questi sì molto fisici e reali!) a tramare per il dominio assoluto sul mondo e la rovina dell’umanità.
Ci fossero anche complotti dei malvagi, e questi complotti producessero lacrime e sofferenza (e in parte ne producono), non ne saremmo sconvolti.
Soffriremo nella sofferenza, è ovvio, ma non ci abbatteremo, perché…
Non perché siamo troppo bravi, ma perché abbiamo fiducia in Cristo re.
Un caro saluto.

don Gianni.

A guardare bene

Scarica il bollettino Insieme del 15 novembre

“A guardarlo bene questo mondo – diceva una persona innamorata – non è poi così brutto come sembra. E la gente in gamba è quella che ti aiuta a vedere questo mondo migliore”.
“Bella scoperta – risponde il cinico – chi è innamorato vede la realtà in modo tutto suo, non in modo giusto, obiettivo!”.
Quale sarà poi il modo giusto di guardare al mondo?
Quello della persona cinica o quello della persona che vuole bene?
Penso che noi, che crediamo in Gesù, dovremmo pendere per la seconda prospettiva. Magari non sempre e assolutamente, magari talvolta con fatica, ma dovremmo pendere da quella parte.
Anche se non siamo così romantici da essere perennemente innamorati, però un po’ di amore per il Signore e per l’umanità dovremmo averlo, quel poco che ci consente di intravvedere, di sbirciare questo mondo migliore.
E di costruirlo con fiducia, serenità e, perché no, anche un po’ d’allegria.
Un caro saluto.

don Gianni.