I politici battono anche il papa…

Scarica il bollettino Insieme del 8 agosto

Succede anche questo a Ravina e a Romagnano, dove, almeno fra i cattolici praticanti, i consiglieri della regione sembrano godere di un particolare favore.
I fatti sono noti: dopo l’ultimo aumento di indennità votato dal consiglio regionale, avevo proposto, con una provocazione che giudicavo intelligente (prima auto-sopravvalutazione), di dedicare ai nostri consiglieri regionali il ricavato della raccolta domenicale in chiesa, che immaginavo sarebbe stata molto scarsa… che so, un sacchetto di monetine…
E invece, sorpresa sorpresa, il ricavato è stato più del doppio delle domeniche normali. Addirittura più della raccolta per la carità del papa (all’interno riporto le collette a confronto).
I casi sono due: o i politici sono particolarmente amati, in barba al lamentato distacco della gente dalla politica;
oppure…oppure…
E qui mi avvilisco e piango amaramente, perché significa che quando scrivo non vengo letto o non vengo capito, e questo è un duro colpo alle mie ambizioni di avere aperta davanti a me una luminosa carriera come scrittore di successo (seconda auto-sopravvalutazione).
Comunque l’obolo è stato versato (in bacheca la ricevuta). Servirà a qualcosa?
“Spes ultima dea.”
Un caro saluto.

don Gianni.

E gli altri tacciono

Scarica il bollettino Insieme del 1 agosto

“Bahija piange e invoca giustizia. In solitudine. I giustiziere difendono gli assassini. E gli altri tacciono”.
È la chiusura di un commento di Vincenzo Passerini, sull’Adige di sabato scorso, che si riferisce alla vicenda dell’immigrato ucciso dieci giorni fa a Voghera.
Passerini, che è attivo nell’accoglienza degli immigrati e nella denuncia di tutto quello che sa di rifiuto, prende posizione netta.
A qualcuno può non piacere il suo attacco a una determinata parte politica. Ma pone degli interrogativi che tutti noi dobbiamo porci, non solo come cristiani, ma ancor prima come cittadini.
È vero che c’è stato un clima di minimizzazione del fatto, quasi a dire: “beh, in fondo è morto uno che se l’è cercata: un balordo, un rompiscatole, uno che provocava…”
Penso che sia pericoloso e che puzzi, moralmente parlando, quando ci trinceriamo dietro i difetti degli altri, per giustificare le nostre mancanze o ridurre le nostre responsabilità.
Ed è ancor più pericoloso e puzzolente, quando l’opinione pubblica è sempre più disposta a lasciare correre o addirittura a giustificare reazioni esagerate.
Che non capiti mai che chi ha bisogno di una mano che lo sostenga e lo indirizzi, trovi, invece, una mano armata contro di lui.
Un caro saluto

don Gianni.

Non capisco tanta indignazione…

Scarica il bollettino Insieme del 25 luglio

Alludo alle critiche apparse sui giornali in questi giorni e dirette ai consiglieri della nostra regione che si sono aumentati (legalmente, si capisce) lo stipendio. Sembra in un zac e tac.
A me è sorto quasi uno scrupolo: vuoi vedere che ci siamo dimenticati di povertà nascoste… a forza di parlare tanto di famiglie in difficoltà economiche, di gente che vorrebbe lavorare e non può, di imprenditori in crisi per le restrizioni sanitarie ecc… forse ci è sfuggita la categoria bisognosa dei consiglieri.
Che fare? Propongo una colletta in chiesa.
Sì, mi sembra proprio l’idea migliore: domenica prossima, 1 agosto, le offerte in chiesa le raccogliamo per
loro.
P.S. Se qualcuno sospetta che la proposta sia interessata, del tipo faccio il sensibile, così poi avrò un trattamento di favore quando chiederò un contributo per il tetto della chiesa, o per rifare l’intonaco al campanile, metto una mano sul cuore: lungi da me un tal vil pensiero.
Un caro saluto.

don Gianni.

Quando cola la retorica…

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Il Vangelo avrà pure tutti i difetti del mondo, a detta di chi non ci crede, ma bisogna riconoscergli una qualità: non si presta alla retorica.
Magari noi preti riusciamo a fare retorica anche sul vangelo, ma non è facile. Perfino agli apostoli Gesù tira le orecchie ogni volta che si “gonfiano” un po’. Basta guardare Pietro col “vade retro satana” o Giovanni, quando pretende di avere il monopolio dei miracoli, o Giacomo, quando vorrebbe far cadere il fuoco dal cielo su chi non la pensa come lui…
Se uno tende allo spiritualismo, il vangelo lo richiama alla carità pratica; se uno si vanta del fare, il vangelo lo richiama a considerarsi un servo inutile…
Guardare al vangelo e cercare di pensare secondo la sua mentalità mi sembra il metodo più sicuro per non lasciarsi abbagliare dai vari trionfalismi che nascono (con una certa frequenza), vivono (poco) e si spengono (presto) fra di noi.
Da quello sportivo “siamo i campioni, quindi siamo i migliori”, a quello social “ho tantissimi followers, quindi sono il migliore” e via dicendo.
E il senso delle proporzioni?
Un caro saluto.

don Gianni.

Eccellere: è un nuovo obbligo?

Scarica il bollettino Insieme del 11 luglio

Leggo le notizie riportate dalla stampa in questi giorni, leggo i commenti ai fatti salienti e mi colpisce un verbo ricorrente: eccellere.
Mi pare di avvertire, ma forse mi sbaglio, un bisogno immotivato di primeggiare, di essere riconosciuti i primi, i migliori.
Mi sembra diverso dall’impegno a fare bene il proprio lavoro. Mi sembra diverso anche dal bisogno di essere apprezzati.
Voglio dire: è giusto desiderare di sentirsi dire: “sei bravo, stai facendo un buon lavoro”. Diverso è il desiderio di sentirsi dire “sei più bravo degli altri, stai facendo meglio di loro…”
Questo bisogno di competizione lo capisco (più o meno) nello sport; ma trasformare tutta la vita in competizione è frustrante e pericoloso. Soprattutto quando per eccellere non si guarda tanto per il sottile ai mezzi. Sarà per questo che tendiamo ad essere nevrotici?
Forse ha ragione il salmista, quando dice: “mi corico tranquillo e subito mi addormento: tu solo, Signore, mi metti in pace”.
Un caro saluto.

don Gianni.

Ricucire

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“È venuta meno l’acqua buona della fiducia, abbiamo respirato l’aria pesante della reciproca diffidenza. Ora è tempo di ricucire.”
Sono un paio di frasi della lettera del vescovo, che ci propone una riflessione su questo tempo di post (speriamo)-pandemia. È tempo di ricucire, dice, segno che evidentemente c’è qualche strappo nella nostra società, nella nostra chiesa.
Ricucire: questo verbo è sparito dal nostro vocabolario pratico. I vestiti, oggi, non si ricuciono più… anzi, si strappano, se la moda lo richiede.
Forse abbiamo un po’ perso la capacità di ricucire anche gli strappi umani, facendo con le relazioni che si sfilacciano, quello che facciamo con i vestiti rotti: li buttiamo via. E invece siamo invitati a ricucire; la cucitura probabilmente non sarà perfetta, sulla pelle gratterà un poco, ma non possiamo pretendere di non avere mai a che fare con la ruvidezza.
Le toppe sugli strappi delle nostre relazioni ci ricordano che non possiamo, e non dobbiamo, vestire sempre e solo “firmato”.
E che anche la gente semplice, ruvida, ferita, è buona gente.
Un caro saluto.

don Gianni.

Obolo di San Pietro

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“Sì, sì, di papa Francesco mi fido, ma siamo poi sicuri che le offerte arrivano proprio a lui? E non finiscono invece in mano (anzi in tasca) a qualche prelato affarista e imbroglione? È già successo altre volte, basta pensare a…”.
E qui, di riferimenti negativi ce ne sono, purtroppo, a bizzeffe, e se qualcuno non li ricordasse, basta prendere un giornale di qualche giorno fa…
È vero, la prudenza (la diffidenza?) non è mai sprecata.
Eppure, se i credenti continuano ad essere solidali e donano alla chiesa, vuol dire che un po’ di fiducia è rimasta.
Evidentemente non basta dire che l’importante è la generosità: quella è fondamentale, ma non va disgiunta dalla ricerca, per quanto è possibile, di “andare sul sicuro” per quanto riguarda la destinazione delle nostre offerte.
La diocesi e le parrocchie cercano di essere più trasparenti possibile, pubblicando bilanci e rendiconti; i gruppi caritas agiscono con oculatezza, evitando di dare aiuti alla cieca, scontentando talvolta qualcuno che li vorrebbe più “tipo bancomat”.
È un discorso, questo, della solidarietà, che trova terreno sensibile anche in questa nostra società che appare, in superficie, solo egoista.
Meno male. C’è dell’oro che non luccica, ma che è prezioso e impreziosisce.
Un caro saluto.

don Gianni.

Prete che va e prete che viene

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E così sta volgendo al termine anche questo periodo passato con voi, comunità cristiane di Ravina e Romagnano. Non è ancora il tempo dei saluti, ma un po’ di rimpianto comincia a esserci… a dirlo ovviamente senza essere patetici.
Tempo di bilanci? Un po’ sì e un po’ no.
Un po’ sì, perché è sempre bene tirare le somme, valutare le cose fatte bene e quelle meno bene, per riparare e migliorare, se è possibile, e al limite chiedere scusa.
Un po’ no, perché anche il bilancio di un prete, come quello di chiunque abbia a che fare con altre persone (e penso in particolare ai genitori), va al di là di quello che è misurabile in termini di successo e fallimento.
Anche perché quest’ultimo anno è stato anomalo anche per la vita parrocchiale e serviranno calma e saggezza per rimettere a posto le cose che possono essere rimesse a posto e organizzare in modo nuovo le altre.
E, al di là di tutte le considerazioni, siamo sereni: cambiano i compagni di cordata, ma l’importante è che a guidarci sia sempre Lui.
Un caro saluto.

don Gianni.

Caro don Cristiano

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il vescovo ti ha mandato qui da noi per dare il dono dello Spirito Santo ai nostri adolescenti. Quest’anno è stato abbastanza speciale: l’emergenza sanitaria ci ha colti un po’ all’improvviso, ma i loro catechisti sono riusciti a trovare nuovi modi per incontrarli e interagire per continuare a conoscere Gesù. E questi ragazzi, in queste celebrazioni della Cresima, sono qui, davanti al Signore, per condividere insieme a noi, comunità di Romagnano e Ravina, non presenti fisicamente, ma spiritualmente sì, il loro desiderio di ricevere il dono dello Spirito Santo.
Noi, adulti, lo sappiamo, e lo sanno bene anche loro, che non sarà sempre facile testimoniare i valori cristiani che dovrebbero animare le nostre scelte di vita, ma la presenza di famiglie e catechisti ha anche il senso di una comunità che accompagna, sostiene e cresce insieme nell’amore che Gesù ci ha insegnato. Siamo fragili, ma confidiamo in lui, come un
bimbo che si sente protetto dall’abbraccio materno.
Affidiamo questi ragazzi alla grazia del Signore e alla forza del suo Spirito Santo. Che possano trovare in Cristo la
via, la verità e la vita.
Un grazie dal cuore.

I cristiani di Ravina e Romagnano.

Studenti dell’ENAIP, chapeau!

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Tanto di cappello agli studenti dell’Enaip. I fatti: c’è stato un episodio di bullismo in quella scuola che è finito sulla stampa, scatenando la disapprovazione che ha bollato indistintamente tutti gli studenti della scuola.
Gli studenti delle 5e hanno risposto con una lettera, rivendicando il loro impegno e dichiarando che non è giusto fare di ogni erba un fascio.
Scrivono tante cose belle, e sagge, e fra tutte ne sottolineo una che mi sembra un impegno che noi adulti dovremmo cogliere ed attuare:
“Chi oggi accoglie la nostra fragilità e il nostro lato oscuro, domani vedrà come noi sapremo accogliere quello degli altri”.
È un compito impegnativo per noi, tentati come siamo di rifiutare nei giovani, a causa di alcuni lati negativi che magari ci urtano, anche tutto il positivo che ci sta dietro.
Vorrei che tutti avessimo quella “sapienza” e quell’“intelletto” che vengono dallo Spirito Santo, e che ci rendono capaci di “leggere dentro” ed apprezzare, dietro la superficie qualche volta ruvida, tutta quella dolcezza e quella saggezza che questi studenti dimostrano di avere.
Un caro saluto.

don Gianni